Report di ritorno dalla tre giorni internazionalista del Forum To Fight

Si è concluso ieri il tanto atteso appuntamento internazionale del Forum to Fight, a Laudo, nei Paesi Baschi.

Un Forum lanciato dalle tante organizzazioni studentesche regionali della sinistra indipendentista presente nello Stato Spagnolo, molte delle quali appartenenti alla piattaforma Para los Pueblos. Un Forum rivolto a chiamare a raccolta tante organizzazioni giovanili di tutto il continente, accomunate dalla volontà di rompere con le politiche neoliberiste dell’Unione Europea. Sono stati tre giorni intensi di dibattiti, confronto e assemblee in cui si è discusso della cornice in cui vivono i giovani d’Europa e del Mediterraneo al giorno d’oggi. In un contesto di privatizzazione selvaggia dei servizi pubblici e di attacco alle conquiste ottenute nel secolo scorso dal movimento dei lavoratori, si sono analizzati i differenti sistemi educativi, le riforme in atto e la tendenza generale di gerarchizzazione di un mondo della formazione sempre più elitario e assoggettato al cosiddetto sviluppo imposto dalle tecnocrazie europee.

Come Campagna Noi Restiamo abbiamo risposto all’appello insieme ad altre organizzazioni da Italia, Francia, Inghilterra, Germania, Svizzera, Svezia, Finlandia, convinti del fatto che la connessione delle lotte in senso internazionale e internazionalista sia, in un mondo sempre più globale, un’urgenza imprescindibile. A maggior ragione oggi all’interno dell’Unione Europea, a fronte del suo tentativo di sempre maggiore centralizzazione, diventa una necessità indispensabile.

Durante questi tre giorni di interessante confronto è emerso che la lotta degli studenti non può restare reclusa all’ambito strettamente universitario, in quanto per un numero sempre maggiore di giovani essere studenti oggi dentro l’Unione Europea significa essere precari domani. Il processo di privatizzazione dei servizi sociali, la sempre maggiore difficoltà ad accedere ad un’istruzione superiore per le classi popolari sono strettamente collegate al processo di precarizzazione del mondo del lavoro e alla perdita di diritti, a fronte di una crisi che ci vuole sempre più proiettati a sgomitare nella competizione globale. Il problema è strutturale e deve essere affrontato in quanto tale, connettendo le lotte degli studenti e del mondo del lavoro e del non lavoro, e soprattutto analizzando il contesto e le cause per individuare il nemico comune. Cercando di porre quindi la lotta dei giovani dentro la lotta anticapitalista e la lotta dei popoli oppressi dentro la lotta antimperialista, diventa fondamentale capire quale tipo di imperialismo dobbiamo combattere. Mentre ci si confrontava per trovare risposta a questa domanda, è stato incoraggiante poter verificare quanto nel resto del Mediterraneo le organizzazioni giovanili e i movimenti conflittuali abbiano sempre più chiaro che non si possa prescindere dalla comprensione della cornice delle istituzioni comunitarie. Per quanto sia ancora una consapevolezza flebile e manchi la forza di articolare una chiara intenzione di rottura, essa si pone senz’altro su un piano più avanzato delle poco coraggiose rivendicazioni in salsa italica, quelle stesse che troppo spesso condiscono generose lotte purtroppo prive di prospettiva generale, quando non addirittura assoggettate ai paradigmi dominanti di un riformismo evidentemente fuori tempo massimo.

Tutti elementi che abbiamo tentato di approfondire in maniera articolata e scientifica dal tavolo dei relatori cui abbiamo seduto nella conferenza chiamata intorno al confronto della situazione socio-economica tra Sud e Nord Europa. Focalizzandoci su tre temi (università, disoccupazione giovanile, emigrazione), abbiamo avuto modo di condividere con tutti la prova dei dati che dimostrano che all’interno dell’UE si stia evidenziando un doppio livello di sviluppo tra i paesi del Centro Europa e quelli delle Periferie (i cosiddetti PIGS). Le politiche di austerity colpiscono le classi popolari di ogni paese ma con maggior ferocia i popoli del Sud, il quale diventa terreno di sbocco per le merci e bacino di risorse naturali e umane (forza lavoro), nel più classico dei meccanismi di mezzogiornificazione che fino a qualche anno fa in Italia erano ascrivibili esclusivamente sul piano interno.

E’ con questi punti di forza che il Forum si è concluso rilanciando la necessità di costruire un percorso di lotta comune tra i popoli oppressi contro i loro nemici storici, che oggi prendono forma nelle politiche di austerity dell’Unione Europea. Dopo anni in cui le reti internazionali sembravano spente, un nuovo interessante cammino è appena iniziato.

Condividiamo con tutti la necessità di una lotta internazionalista: solo continuando a lottare contro il proprio nemico in casa, per una ricomposizione sociale contro l’ideologia dominante, potremo realmente sperare di fare un passo avanti nella liberazione dei popoli in lotta.
Ci vogliono divisi, ci troveranno uniti!