15 marzo, la serrata dei padroni di tutti i colori

“Oggi siamo di fronte alla necessità di ragionare anche sui nostri comportamenti individuali, su come incidono sul mondo, sul modello di sviluppo. (…) Dobbiamo pensare di produrre mezzi di trasporto, case, fabbriche che non inquinino o che comunque inquinino di meno. (…) soprattutto non può più esistere un modello per cui pur lavorando sono povero e contribuisco allo stravolgimento del pianeta di cui i lavoratori sono le prime vittime”.

Queste le parole di Landini, segretario della CGIL, sull’adesione allo sciopero mondiale per il clima di oggi 15 marzo, il Friday for future, contestuale all’indizione dello sciopero indetto oggi dal comparto edile per il rilancio del settore e per le grandi opere. Grandi opere come il TAV, che devastano ambiente e territori. Le parole di Landini farebbero trasalire chiunque se ormai non ci trovassimo in un contesto politico e mediatico di “green” washing (niente di diverso rispetto ai “pink” e “black” washing operati sulla pelle delle donne e dei migranti) dove tutti possono dire tutto, in nome di un “ripulito” e generico obiettivo comune riguardo il futuro del pianeta.

Un contesto dove il segretario della CGIL può assegnare come prima responsabilità rispetto ai cambiamenti climatici i “nostri comportamenti individuali” che contribuiscono “allo stravolgimento del pianeta”. E dove contestualmente può parlare della produzione di mezzi di trasporto “che non inquinino o che inquinino di meno”, con specifico rimando al via libera che la CGIL ha dato alla TAV – che ça va sans dire di ambientalista non ha nulla – e allo sciopero indetto oggi dagli edili per le grandi opere. Da brava serva di quel PD che del SI TAV sta facendo la sua campagna elettorale.

Come da copione, la CGIL si dimostra compartecipe di tutte quelle forze politiche – di governo e non – che si stanno assumendo una responsabilità che ha il sapore di condanna verso un intero territorio e i suoi abitanti, in nome del profitto privato e non di certo della riduzione delle emissioni. Una condanna che non può lasciarci indifferenti e che rappresenta un precedente per tutte le lotte territoriali – e generali -, attive o future sul territorio nazionale, imponendo un modello di sviluppo basato sull’annientamento di qualsiasi ipotesi di opposizione.

La questione ambientale e dei cambiamenti climatici è centrale e deve collocarsi nel campo delle nostre priorità politiche. Per questa ragione è sicuramente una cosa positiva vedere migliaia di persone scendere in piazza perchè sinceramente preoccupate della direzione disastrosa verso cui il nostro pianeta si sta dirigendo. Allo stesso tempo queste buone intenzioni, se non accompagnate da una lucida critica al sistema responsabile di questa direzione, corrono il rischio di essere cooptate e inquinate dai responsabili stessi della situazione in cui ci troviamo. Per questa ragione la lotta per l’ambiente non può che andare di pari passo con una profonda opposizione ideologica e materiale alle grandi opere inutili, responsabili della devastazione dei territori e della distruzione di risorse pubbliche che potrebbero essere destinate alla salute, all’istruzione, al lavoro, alla messa in sicurezza delle infrastrutture, ad azioni reali per la difesa dell’ambiente. Così come non può essere avulsa dal contrasto a un utilizzo dei territori per fini speculativi, di rendita e di produzione orientati al solo profitto.

Per questi motivi, la CGIL di Landini, così come il PD e tutte le forze politiche che da destra a sinistra tifano TAV e grandi opere e che oggi si sbracciano per garantire la partecipazione allo sciopero mondiale per il clima, non hanno nessun diritto di attraversare alcun movimento a difesa dell’ambiente.

Al contempo, le lotte territoriali e ambientali non possono permettersi di correre il rischio di ridursi a movimenti di opinione, generalisti ed epurati di alcuna ipotesi di rottura, dove il condividere l’essere genericamente pro o contro qualcosa può essere sufficiente a garantire la legittimità di chi sfrutta a stare nelle piazze di chi resiste. Le vittime sono vittime e i carnefici sono carnefici. Lo sa bene chi ha lottato almeno un giorno per la difesa della propria terra (o del proprio lavoro, dove le responsabilità della CGIL gridano ancora vendetta).
E a maggior ragione in questo contesto, dove si rimbalzano da più fronti vuote ipotesi di “riunificazione della sinistra”, bisogna tenere ben presenti i responsabili della condizione attuale. Forze politiche ed economiche che in nome dei loro interessi hanno contribuito – talvolta anche solo con la loro colpevole indifferenza – alla distruzione di ambiente e risorse naturali, oltre che a mettere a rischio la vita e la salute di milioni di persone. E che adesso, fiutando la possibilità di aumentare consenso politico da un lato o di fare profitti in un settore in espansione come quello della green economy dall’altro, si ergono a difensori del clima che hanno contribuito a devastare.

Ma torniamo a Landini, a quando parla di “nostri comportamenti individuali”. Perché è una questione teoricamente giusta, nel senso di presa di coscienza e attivazione personale rispetto alle conseguenze dei cambiamenti climatici sulla collettività, ma che non può essere ridotta a una sorta di civismo individuale, vuoto quanto inutile se messo a confronto con gli effetti devastanti dell’attuale sistema produttivo di cui i cittadini sono poco più che spettatori.

Ciò che pensiamo è che i principali comportamenti, individuali e collettivi, su cui invece dobbiamo lavorare sono quelli che hanno come obiettivo l’individuazione e l’opposizione ai responsabili di questa condizione globale.

Ed è per questo che oggi, come Noi Restiamo e OSA, abbiamo individuato tra i tanti responsabili la CGIL di Landini, regina del peggio della concertazione filo padronale e adesso anche promotrice del TAV, alle cui sedi abbiamo voluto lasciare un manifesto con un appunto, da parte di chi resiste.

L’unica freccia rossa che attraversa la Valsusa è quella della resistenza NOTAV.
Ci vediamo il 23 marzo, alla Marcia per il Clima e Contro le Grandi Opere Inutili.