Covid, giovani, lotte: Report tavola rotonda

Oltre dieci interventi hanno articolato la tavola rotonda dello scorso 19 novembre raccontato le esperienze di lotta che da Cosenza a Torino stanno animando la seconda ondata di pandemia Covid-19. Questo momento di condivisione ha dimostrato che al di là del silenzio mediatico persistono esperienze di resistenza di fronte alla crisi.

I contributi si sono soffermati sulla condizione della nostra generazione sia in quanto studenti che vivono con crescenti difficolta un’Università sempre più classista, sia in quanto lavoratori precari e disoccupati. In un mondo in cui si parla di noi giovani solo quando serve, o per trattarci come utili consumatori, o per considerarci i primi veicoli del contagio, questa volta, abbiamo preso parola noi: per fare una fotografia del momento che stiamo attraversando, per dare voce al malessere diffuso e per individuare i veri autori della malagestione della crisi sanitaria e per capire come affermare nell’agenda politica del Paese le nostre rivendicazioni, fino ad ora, del tutto ignorate.

Il primo passo per costruire un’opposizione organizzata a chi ci sta rendendo il presente invivibile e ci sta rubando del tutto il futuro è definire i responsabili di una pandemia ormai fuori controllo che viaggia ormai sulla media dei 700 morti al giorno. La classe dirigente italiana non solo è del tutto impreparata nonostante abbia avuto più di sei mesi per prepararsi, ma ha anche le mani sporche di sangue per non aver fatto un reale lockdown mandando i lavoratori e studenti a contagiarsi su mezzi di trasporto strapieni e nei luoghi di lavoro insicuri, per aver smantellato la sanità pubblica a favore di quella privata.

Tra le fasce della popolazione che più stanno pagando questa crisi ci siamo anche noi giovani: abbiamo perso anche i miseri lavoretti in nero con cui cercavamo di arrivare a fine mese o di pagarci gli studi, continuiamo ad avere costi pesanti da sopportare tra il caro vita, l’affitto e le tasse universitarie e siamo stati completamente esclusi anche dalle poche briciole che il governo ha concesso.

Ma non abbiamo parlato solo di una generazione che subisce, ma anche di una generazione che alza la testa. Di fronte alla seconda ondata di questa pandemia, i fallimenti di un intero modello socioeconomico sono venuti alla luce, la narrazione mainstream del “siamo tutti sulla stessa barca” non regge più, le responsabilità criminali di Confindustria e del nostro governo sono sempre più palesi.

Per la nostra generazione il 2020 rimarrà uno spartiacque, le crepe apertesi in questo sistema hanno dimostrato la necessità di un’alternativa, abbiamo visto regole che fino a pochi mesi fa sembravano leggi sacre e inviolabili crollare pezzo dopo pezzo sotto al peso delle contraddizioni generate da un modello di sviluppo dominante che non riesce più a reggerle. Sta a noi organizzarci per dare una forte risposta. Dalla tavola rotonda abbiamo capito che esperienze di lotta e ragionamenti collettivi non mancano: mettere in comunicazione queste opposizioni non può che essere un passo avanti per riprenderci ciò che ci spetta: salute, reddito, diritto allo studio di qualità e omogeneo nel Paese.

Sappiamo benissimo che nessuno ci concederà nulla, l’unica risposta è la lotta.

Rete Noi Restiamo
Collettivo Comestudiogenova
Cravos (Siena, Firenze)