Riflessioni al margine della PreCop26. È SOLO L’INIZIO!

Alla chiusura della PreCop26, conferenza sul clima tenutasi a Milano dal 28 settembre al 2 ottobre, proponiamo le nostre riflessioni a partire da una manifestazione che ha raccolto le tante anime del movimento ecologista in Italia ed in cui abbiamo voluto rappresentare delle istanze distintive per esplicitare la prospettiva anticapitalista da cui l’ambientalismo oggi come oggi non può prescindere.
Per questo abbiamo deciso di indossare i Gilets Gialli, simbolo della lotta strenua delle fasce popolari ed impoverite dalla crisi perché la transizione la paghino i colpevoli delle devastazioni e chi si arricchisce su di esse, non noi. Un’istanza sempre più sentita, nel momento in cui per sostenere i costi imposti dalla riconversione si tassa l’energia a spese dei cittadini invece che chi la produce e commercializza.

Nel giorno del corteo e durante gli appuntamenti precedenti abbiamo anche tenuto alta l’attenzione sul tema del nucleare a partire dalle dichiarazioni di Cingolani che appena un mese fa lo ha nuovamente come alternativa al fossile, pienamente consapevole che le tecnologie attualmente disponibili sono già state bocciate da due referendum e che le future da lui millantate saranno disponibili tra minimo vent’anni. La mancanza di risposte concrete ed immediate ad una crisi che non può aspettare decenni per essere risolta si è esplicitata proprio in occasione della PreCop26, quando lo stesso ministro ha auspicato, per i giovani ambientalisti: “Spero che oltre a protestare, cosa che è estremamente utile, ci aiuterete a identificare nuove soluzioni visionarie, è questo quello che ci aspettiamo da voi”.

È inutile lavarsene le mani confidando nelle potenzialità di una prossima generazione che avrà direttamente a che fare con il problema della sopravvivenza della specie: le decisioni vanno prese qui e ora. E per noi non sono provvedimenti blandi o compatibilisti quelli da prendere, non cerchiamo la concertazione e non riconosciamo le istituzioni come interlocutore privilegiato, perché l’unico interesse che mirano a perseguire con questa transizione è quello dei potentati economici che già stanno creando nuovi mercati “green” in cui investire senza mettere minimamente in discussione le priorità secondo cui si produce e continuando quindi a mettere il profitto al primo posto: prima dell’ambiente, prima della salute, prima dei diritti.

A questo proposito, e ci abbiamo tenuto a ribadirlo il 29, si riconferma la strumentalizzazione della nostra generazione per vendere la transizione come una manovra a favore dei giovani: nelle scuole, nelle università, in televisione e sui social veniamo bombardati dalla narrazione dominante sulla questione ambientale (il famoso “greenwashing”) formulata in chiave compatibilista con l’attuale sistema di produzione, e ci viene poi chiesto di riprodurla rendendoci i primi sponsor di un sostanziale immobilismo che avrà ripercussioni gravissime sul nostro futuro.

Per questo crediamo che il nostro compito non sia chiedere, ma costruire la forza per strappare il diritto ad una prospettiva che questo sistema attualmente non ci garantisce. In questo senso il percorso sulla contraddizione capitale natura iniziato con il Convegno Nazionale a Napoli il 24 Luglio che poneva la questione da un punto di vista generale, seguito dagli approfondimenti sul tema del nucleare a Bologna e Milano, dallo sciopero generale sul clima del 24 settembre e dal corteo di contestazione alla PreCop26 è un primo passo verso l’ampliamento delle fratture che questo sistema ha aperto e che al proprio interno non può risolvere.

Quello che proponiamo noi non saranno soluzioni “visionarie”, come le chiama Cingolani, ma rivoluzionarie: il tema è strategico per comprendere la necessità del ribaltamento di questo modo di produzione e quindi degli obiettivi che si pone questa società.

È solo l’inizio.