4 DICEMBRE, NO DRAGHY DAY: LA NOSTRA GENERAZIONE COSTRUISCE L’OPPOSIZIONE!

La costruzione del polo imperialista europeo, spacciata per un processo che avrebbe portato al benessere e alla prosperità per tutti i Paesi membri, in realtà ha causato un divario sempre più marcato tra nord e sud, tra centri e periferie, e un aumento senza precedenti della polarizzazione fra le classi, con un’élite sempre più ristretta di super ricchi e una maggioranza di lavoratori e disoccupati sempre più poveri e impoveriti.

Per i giovani di questo Paese tutto ciò si è tradotto in un risultato ben preciso: precarietà, tanto materiale quanto esistenziale, disoccupazione ed emigrazione forzata. In poche parole, un futuro fatto di miseria e instabilità, che ci porta oggi ad avere il dato emblematico della più alta percentuale di NEET in Europa.

L’attuale governo Draghi, il “governo dei migliori” è oggi, di fatto, il principale rappresentante di un nuovo stadio di questo processo di centralizzazione economica e finanziaria al livello europeo: una fase che prevede non solo la privatizzazione dei pochi servizi pubblici rimasti, ma l’utilizzo dello Stato come agente facilitatore e garante del profitto privato. Il risvolto per le classi subalterne sarà una nuova mattanza sociale, che il governo ci ha già fatto pregustare, che colpirà i giovani in modo particolare in una prospettiva di peggioramento generalizzato delle condizioni di vita.

Nel mondo della formazione le dinamiche di polarizzazione e selezione di classe si intensificheranno. I finanziamenti previsti per università e ricerca non fanno che dare nuova linfa ad un modello basato sulla competizione e sul profitto. Il diritto allo studio non è la priorità, l’obiettivo non è la creazione di conoscenza collettiva ma di una forza lavoro con le competenze e la flessibilità richieste dall’attuale modello dominante e di una élite selezionata sulla base dell’appartenenza di classe. È evidente anche da quanto ci dice il ministro Bianchi e da quanto sta puntando l’attenzione, e le risorse, sugli istituti professionali e gli ITS.

Sul lavoro, vediamo fondi, bonus, sgravi e riduzioni fiscali piovere sulle imprese, mentre la nostra generazione e tutti i lavoratori affogano in condizioni di sfruttamento, precarietà, lavoro nero e salari da fame. Condizioni che sempre più spesso portano anche ad omicidi sul lavoro di tanti nostri coetanei. In questa situazione, una misura che potrebbe portare dignità, seppur già insufficiente, come il reddito di cittadinanza, viene ulteriormente ristretto e trasformato in uno strumento soltanto punitivo contro quelli che vengono dipinti come fannulloni e criminali.

E intanto, sul lato delle pensioni, il governo si instrada verso il ritorno alla Fornero. Una scelta scellerata che penalizza sia i più anziani, costringendoli a lavorare fino alla morte, sia i più giovani, che si vedono chiuso ulteriormente il mondo del lavoro, soffiando nuovamente sul fuoco del conflitto generazionale utile solo ai padroni.

Di diritto all’abitare, poi, non si parla. Né studentati, né case popolari né calmieramenti ad un mercato privato con prezzi altissimi, a cui si aggiunge il carovita crescente. La soluzione di Draghi sono mutui inaccessibili per la maggior parte di noi, che altro non sono che un incentivo ad indebitarsi con le banche.

La natura padronale e subalterna alle necessità imperialiste dell’UE di questo governo è sempre più evidente. Nella nuova fase di costruzione del polo imperialista europeo capace di essere all’altezza nella competizione multipolare, i giovani saranno una delle categorie più colpite dalle riforme regressive dell’UE e di questo governo, sia sul piano materiale che ideologico.

La portata della minaccia al nostro futuro è molto chiara e concreta. Oggi è cristallizzata nella manovra di bilancio, domani ci sarà il pilota automatico del PNRR, con un Draghi probabile Presidente della Repubblica pronto a vigilare, per conto della Commissione Europea, che non ci siano deviazioni sul percorso.

Per questo, oggi più che mai, è necessaria la costruzione di un’alternativa sistemica a questo modello. Questo per noi oggi significa creare un’opposizione conflittuale, di classe, a partire dalla lotta di una generazione costretta ad un futuro di miseria. Un’opposizione totale al progetto imperialista dell’Unione Europea che, alle nostre latitudini, significa lottare contro i suoi alfieri, uniti nel governo del commissario Draghi, dal PD alla finta opposizione della Meloni.

La recente stretta repressiva contro tutte le manifestazioni pubbliche pone ancora più l’urgenza di rompere questo sistema ormai in crisi. Al fianco delle organizzazioni sindacali conflittuali e di classe di questo Paese e di tutte le realtà sociali e politiche che raccoglieranno l’appello, il 4 dicembre porteremo in piazza la nostra rabbia, la rabbia di una generazione senza più niente da perdere.

Costruiamo l’alternativa: 4 dicembre NO DRAGHI DAY!