L’UNIONE EUROPEA SEMPRE PIÚ VICINA AL NUCLEARE. IL NOSTRO FUTURO È IN PERICOLO: AI NOSTRI POSTI CI TROVERETE!

Verso una primavera di lotta ambientale e antinuclearista!

Oggi, la Commissione Europea ha adottato l’atto delegato che definisce nel dettaglio la tassonomia verde che dice agli investitori privati che cosa sia un investimento sostenibile e che cosa non lo sia. La tassonomia che include al suo interno nucleare e gas naturale è l’ennesimo passo verso l’esplicitazione della natura opportunistica del processo di “transizione ecologica” che, l’Unione Europea, dall’approvazione del Green Deal in poi, ha messo in campo in pompa magna.

L’Unione Europea sul tema della crisi energetica e del conseguente aumento delle bollette (e del malessere sociale) si trova un’altra volta ad essere il vaso di coccio in mezzo a quelli di acciaio, la stabilità comunitaria passa inevitabilmente per la salute dei Paesi core come Francia e Germania, anche sui mercati.

Così, se al parere contrario del gruppo di ricerca Technical Expert Group for sustainable finance è seguito quello più favorevole del Joint Research Center e successivamente un altro stop del Platform for Sustainable Finance, la Commissione ha deciso di prestare orecchio solo alla campana che più le conveniva (ovvero quella del JRC) decidendo per la sostenibilità di nucleare e gas naturale. Addirittura, pur ammettendo la necessità di “energie di transizione”, il nucleare in particolare (con la sua rigidità) risulta dannoso a questo scopo; per non parlare dell’ingestibile eredità ambientale ed economica che lascia dietro di sé e senza contare l’uso militare sempre connesso ai rifiuti nucleari civili.

Molti tra gli stessi sostenitori delle politiche ambientali comunitarie, fiduciosi negli obiettivi che l’UE si è posta per il 2030 ed il 2050 rispetto alla carbon-neutrality, rimangono interdetti da un comportamento del genere, tanto dissociato da spingere a definirla “Dr Jekyll e Mr Hyde” in questo campo.

Ci sembra invece assai più chiarificante vedere il dibattito europeo sul nucleare come epifenomeno di una contraddizione più grande con cui questo modello di sviluppo capitalistico in via di “rinverdimento” si sta scontrando: l’impegno a crescere in maniera disaccoppiata dall’utilizzo delle risorse, promuovendo una crescita illimitata sulle spalle di una natura finita e mascherando la massimizzazione del profitto con la retorica green. Chiaramente, una favola da raccontare per non
vedere il baratro a cui stiamo andando incontro. Questa contraddizione è stata il fulcro del ragionamento che abbiamo cercato di sviluppare durante il Convegno del 22 gennaio intitolato appunto “Un ossimoro si aggira per l’Europa: è l’ambientalismo capitalista”.

In questo senso si è parlato prima di “saccheggio imperialista delle risorse” e “proiezione nel Mediterraneo allargato” dell’Unione Europea: il bacino di risorse più prossimo all’imperialismo europeo è infatti proprio l’Africa (in cui peraltro la Francia ha già più che un piede).

Anche rispetto a questo punto cruciale dell’impatto ambientale e sociale di una fonte energetica il nucleare non fa eccezione (anzi!): infatti buona parte del Nord Africa (Marocco, Algeria, Mauritania, Mali, ecc..) ha depositi di uranio ancora “vergini”, e le stime prodotte finora sono molto ricche (da 25mila tonnellate in Mauritania a più di 6 milioni in Marocco). L’estrazione sarebbe solo un altro pretesto per espandere ulteriormente gli interessi europei appena al di là del mare.

Come nel film “Don’t Look Up” abbiamo quindi di fronte a noi uno scenario in cui l’Unione Europea continua a raccontare la favola secondo cui viviamo nel migliore dei sistemi possibili, mentre il mondo intorno a noi si sgretola inesorabilmente.
Non abbiamo intenzione di ignorare le contraddizioni tanto palesi di un sistema che ha evocato demoni che non è in grado di controllare, né sostenere che sia possibile riformare un modo di produzione che sempre più si scontra con i limiti fisici che questo Pianeta gli impone.

Quello che è necessario è mettere in discussione questo modello di sviluppo e fermare i processi di accumulazione che rendono le risorse naturali una merce per cui si paga un prezzo qualsiasi, determinando il meccanismo con cui il capitale si appropria delle risorse a ritmi maggiori rispetto a quelli di riproduzione tipici di ogni sistema naturale. Dobbiamo riconoscere l’opportunismo con cui la classe dirigente continentale e nazionale sta trattando la questione ambientale e organizzare una risposta a questa truffa ai danni di un’intera generazione e di quelle che verranno. Per questo nei prossimi mesi ci mobiliteremo contro la tendenza al nucleare dell’Unione Europea e contro la falsa transizione ecologica portata avanti dal governo Draghi costruendo in primavera una grande mobilitazione nazionale alla centrale di Caorso: luogo simbolo della lotta antinuclearista nel nostro paese.