DALLE SCUOLE ALLE STRADE, UNA GENERAZIONE IN LOTTA PER RIBALTARE IL PRESENTE!

Oggi migliaia di studenti sono scesi in piazza in più di 40 città d’Italia da Bari a Torino per chiedere le dimissioni del ministro Bianchi e l’abolizione dell’alternanza scuola-lavoro (pcto), in una data di mobilitazione studentesca nazionale sostenuta dal sindacalismo conflittuale e con la proclamazione di sciopero dell’USB nel comparto scuola.

Un altro passaggio importante della lotta del movimento studentesco contro questo modello di scuola, dopo settimane di grande fermento che hanno visto decine e decine di scuole occupate in tutto il paese e che oggi si sono riversate nelle strade portando ancora viva tutta la rabbia per la morte di Giuseppe, dopo quella di Lorenzo, durante un progetto di stage per l’alternanza scuola-lavoro.

Il disagio che da anni gli studenti sono costretti a vivere nelle loro scuole – prodotto di un modello scolastico imposto dall’Unione Europea e portato avanti trasversalmente da centro-sinistra e centro-destra con la complicità del sindacati concertativi – ha preso sempre più forza declinandosi con parole d’ordine di lotta radicali e individuando i responsabili di questa situazione oggi rappresentati da Bianchi e governo Draghi.

Anche le piazze di oggi sono state la testimonianza di una rabbia generazionale che parte dalle problematiche della scuola e arriva a mettere in discussione tutto un modello di società che condanna le nuove generazioni a un presente di precarietà e miseria e ad un futuro senza prospettive.

Ogni esperienza fa storia a sè, ma quella di Giuseppe è emblematica di una condizione generalizzata che da sud a nord colpisce fasce sempre maggiori di popolazione giovanile. Giuseppe non solo è morto a 70km da casa – quando si sarebbe dovuto trovare dietro un banco o in un laboratorio scolastico – ma era figlio di una famiglia operaia, di genitori tornati in Italia dopo essere emigrati in Germania per lavorare, che sembrava quindi aver già scritto nel proprio destino la condizione di precarietà e sfruttamento che ha segnato la sua breve vita.

Condizioni in cui si può riconoscere la gran parte della nostra generazione: dietro la falsa meritocrazia e le mille opportunità di realizzazione personale che ci hanno sempre spacciato negli ultimi trent’anni, c’è una realtà di insicurezza, precarietà, sfruttamento, migrazioni forzate, una realtà dove le condizioni di classe di partenza pesano come un macigno sulle possibilità di studiare e trovare un lavoro che permetta una vita dignitosa. Chi non può permetterselo – il nostro nemico di classe dice “chi non riesce” – è condannato a un presente di miseria e a un futuro senza prospettive.

Organizzarsi e lottare per l’abolizione dell’alternanza scuola-lavoro (pcto) e ottenre le dimissioni di Bianchi non è solo lottare contro questo modello di scuola, ma contro un intero modello di società che ha tradito la nostra generazione, un modello marcio e irriformabile che dobbiamo ribaltare alle fondamenta. E’ necessario rompere ogni compatibilità e lavorare al rafforzamento di un’ipotesi che sia indipendente e di rottura a tutti i livelli, dalla scuola al lavoro fino alla questione ambientale.

Sta alla nostra generazione prendere in mano il proprio destino e costruire l’alternativa!