Sessant’anni dalla nascita dell’Unión de Jóvenes Comunistas cubana

Oggi, nel 1962, nasceva l’Unión de Jóvenes Comunistas di Cuba, un’importantissima arma per il processo rivoluzionario. Preceduta dall’Associazione di Giovani ribelli del 1960 l’UJC nasce Il 4 aprile 1962 proprio nel momento di maggior pericolo per la tenuta della Rivoluzione, tra l’invasione della Baia dei Porci e la crisi di Ottobre (“dei missili”) si profilava il rischio palpabile di una guerra termonucleare che tanto ricorda l’attuale situazione nel continente europeo. L’attacco anticomunista era fortissimo, e tutto deponeva a sfavore della Repubblica Socialista, per cui risultava ancora più pressante la necessità di far tenere il fronte ideologico interno. In questo scenario viene strutturata l’organizzazione giovanile. La rivoluzione era stata fatta da giovanissimi combattenti ed era ben chiaro il valore della gioventù organizzata svolgeva come baluardo e difesa della patria. Riuscire ad organizzare, coalizzare ed unire le forze, far battere all’unisono i cuori dei giovani voleva dire dare un respiro nuovo, e potente, alla spinta rivoluzionaria in grado di resistere agli attacchi imperialisti statunitensi. 

Ora che si profila nuovamente all’orizzonte lo spettro di una guerra mondiale e dell’olocausto nucleare per l’esplosione delle contraddizioni del mortifero sistema capitalista ritorna ad essere più attuale che mai la questione della gioventù comunista che ricopra il ruolo di avanguardia rivoluzionaria e che sappia “distruggere le menzogne e seminare verità” (usando le parole di Fidel al discorso pronunciato proprio per celebrare i 40 anni dalla fondazione dell’UJC nel 2002). In un contesto in cui la narrazione della verità e la costruzione del falso nei media vengono sfruttati al massimo dal sistema dei governi capitalisti per plasmare il pensiero e guidare le reazioni del popolo, di cui è testimonianza eloquente la stampa e la censura europea (e italiana in primis) nel raccontare il conflitto in corso in Ucraina, la forza dei giovanili deve essere nella controinformazione, nel fare luce sulla complessità dei problemi e nell’aver chiaro in mente il piano per la costruzione del socialismo. 

Dell’uso della stampa e dei media in modo propagandistico è stata vittima Cuba a Luglio, con il tentato golpe suave usa, innescato da una studiata campagna mediatica di stampo disinformativo, diffamatorio e fascista, che sfruttava le grandi difficoltà materiali causate dai 60 anni di sanzioni per fare leva sui cittadini e direzionare il malcontento contro il governo socialista. La politica di ingerenza capitalista e di restaurazione neocoloniale yankee ha bombardato l’isola di fake news, mentre continuava a strangolarne sempre più l’economia inserendo ulteriori 243 sanzioni economiche negli ultimi quattro anni. 

Il continuo attacco della nuova amministrazione Biden dell’11 luglio (e di nuovo in autunno con la “Marcia per il cambio” del 15 novembre) al governo cubano mette in luce ancora di più quanto l’isola, punta di lancia delle esperienze progressiste e socialiste che stanno dando nuova speranza alla America Latina, rappresenti un pericolo per la politica imperialista Usa che per contrastare il pericolo investe 20 milioni di dollari all’anno, erogati a 54 organizzazioni, in programmi volti a sovvertire l’ordine vigente a Cuba, ai quali si aggiungono altri 6.6 milioni di dollari versati a entità da vari paesi che strutturano la dissidenza cubana per rovesciare l’ordine vigente e instaurare una “democrazia” di stampo yankee. Come è già avvenuto anche in Nicaragua e Venezuela, gli stati uniti usano operatori silenziosi per far cadere il governo sfruttando le cosiddette rivoluzioni colorate. Partendo dal fare leva sull’insoddisfazione della popolazione e il diritto al dissenso la tattica prevede poi di provocare il caos e la disobbedienza civile fino a fare in modo che organizzazioni internazionali intervengano militarmente al fine di instaurare un governo alternativo, in questo caso un governo capitalistico e filoamericano. 

Eppure, il piano è fallito grazie alle indicazione del Partito Comunista Cubano, insieme ai Comitati di Difesa Rivoluzionaria, e soprattutto grazie al lavoro delle organizzazioni giovanili comuniste che hanno garantito la solidità della Repubblica Socialista e l’appoggio ad essa, dando indicazioni e informazioni a tutti le giovani generazioni, che non hanno vissuto in prima persona il processo rivoluzionario. 

La funzione dell’UJC è quella di formare i giovani comunisti facendo prendere coscienza della forza di un modello politico-sociale alternativo come quello socialista. Per costruire e tenere in piedi la Repubblica Socialista ai giovani vanno forniti i mezzi per comprendere la situazione del paese, le ragioni del conflitto con gli stati uniti e gli effetti devastanti del bloqueo statunitense sulla economia dell’isola: un blocco economico, commerciale e finanziario che interferisce con gli affari interni del paese e che, tra le altre cose, ha fatto sì che Cuba si trovasse ad affrontare la crisi pandemica in netto svantaggio rispetto ai paesi capitalistici.

Eppure, la virtuosità del modello socialista si è mostrata proprio nel suo modo di affrontare l’emergenza covid-19. L’innegabile forza di Cuba è il socialismo che fa sì non solo che il servizio sanitario sia pubblico e completamente gratuito per tutti, ma che sia abbinato a una ricerca scientifica pubblica e ricca di investimenti in modo tale da rispondere alle esigenze del popolo. Questo ha permesso di raggiungere in tempi record risultati impressionanti rispetto al resto del mondo nella cura e prevenzione dei contagi da Covid-19, sviluppando da sé i vaccini e vaccinando più cittadini di ogni altra nazione al mondo. Non è un miracolo, ma il frutto di una politica socialista che mette al primo posto la vita dei suoi cittadini e non il profitto. Il ruolo svolto dall’organizzazione giovanile UJC durante il periodo pandemico si è rivelato cruciale nell’affrontare l’emergenza diffondendo anche negli altri Paesi le conoscenze necessarie in materia di biotecnologie e medicina, nonché istruendo e ispirando fiducia a tutto il popolo in un momento di grande crisi interna. Con il loro instancabile lavoro informativo i giovani comunisti cubani hanno fatto dei vaccini messi a punto e del modello di ricerca cubano un esempio virtuoso su scala internazionale. 

Mentre Cuba, che per colpa del bloqueo non è in possesso di dispositivi medici adeguati, conta 8500 morti su una popolazione di 11 milioni, gli USA, superpotenza economica, sono ancora in piena crisi pandemica con un tasso di contagi e di morti in continua crescita e il numero delle vittime ormai prossimo al milione su una popolazione di 329 milioni di persone (parliamo di un 0,3% di morti contro lo 0,07% cubano). Il successo del sistema sanitario socialista ha permesso alla piccola isola di Cuba di mandare brigate mediche in aiuto delle potenze occidentali che non erano in grado da sole di far fronte alla pandemia dilagante. Anche l’Italia, con un sistema sanitario nazionale stremato da decenni di esternalizzazioni e privatizzazioni, ha ricevuto un prezioso aiuto dai medici e dalla ricerca in campo biotecnologico cubana. La ricerca accademica nel sistema capitalista è, a differenza di quella cubana, costretta invece a cercare finanziamenti da determinati enti privati per rispondere alle logiche di mercato, si piega dunque l’istruzione, i piani accademici e tutto il processo di formazione dei giovani agli interessi delle aziende che non rispondono alle esigenze del popolo ma solo al profitto vincolando così i luoghi della formazione alla struttura di sfruttamento capitalista. 

Ribadiamo l’importanza svolta dall’UJC nella tenuta del progetto socialista cubano, perché non vi è cambiamento possibile senza l’inclusione dei giovani. L’organizzazione giovanile comunista è la soluzione e la forza per abbandonare il sistema capitalista, e cuba è stata, ed è per noi un faro nella costruzione di una diversa società. 

Combattiamo con cuba, Fino alla vittoria.

Cambiare Rotta – Organizzazione Giovanile Comunista.

OSA – Opposizione Studentesca d’Alternativa.