CE SERA LA GUERRE! La Francia in lotta contro guerra, carovita, sfruttamento e crisi ambientale
Report iniziativa 26/10
Il 26 ottobre abbiamo tenuto a Milano un’iniziativa di approfondimento e dibattito sulle lotte dei lavoratori del petrolchimico che pr oltre tre settimane hanno bloccato le raffinerie della Francia sfidando con durissimi scioperi Macròn, i sindacati complici e l’apparato repressivo e mediatico francese.
Ne abbiamo parlato con Giacomo Marchetti della Commissione internazionale della Rete dei Comunisti a partire dalla video-intervista che abbiamo avuto l’onore di poter registrare con Emmanuel Lepine, segretario generale della FNIC-CGT, affiliata alla Federazione Sindacale Mondiale, che ha portato avanti la vertenza dei petrolchimici riaccendendo il conflitto sociale in un paese attraversato dalle stesse contraddizioni che viviamo in Italia, in un contesto generale di crisi sistemica del capitalismo occidentale dove carovita, inflazione ed economia di guerra vengono brutalmente scaricate su lavoratori, giovani e classi popolari.
A differenza del contesto italiano segnato da trent’anni di pacificazione sociale, le lotte dei petrolchimici in Francia arrivano però dopo un decennio attraversato già da diversi cicli di lotte, anche con carattere di massa come quelle dei gilets jaunes o come le mobilitazioni contro la “Loi Travail”. Al momento il settore principale coinvolto è stato quello del petrolchimico, mentre prima della pandemia protagonisti sono stati i lavoratori dei trasporti, scesi in piazza per contestare la riforma delle pensioni di Macron.
Come spiegato da Lepine, il conflitto sociale innescato dai lavoratori dei settori strategici di volta in volta mobilitatisi in Francia ha spesso avuto la capacità di fare da perno e generalizzare il conflitto, passando il testimone ad un altro settore una volta esaurite fisiologicamente le forze per sostenere gli scioperi. Inoltre, in questi anni di immiserimento crescente delle classi popolari, così come della classe media, la disponibilità alla mobilitazione mostrata da diversi settori e categorie ha visto produrre – e così ha accumulato le forze – una progettualità sindacale ben definita e capace di abbandonare il feticcio dell’unità sindacale a tutti i costi con le altre sigle, così come un output di sinistra e non solo di destra sul piano della rappresentanza politica.
La lotta attuale dei petrolchimici mette in luce le contraddizioni del sistema di produzione capitalistico attualmente in crisi. Le aziende che hanno accumulato extraprofitti e non hanno pagato le tasse dicono di non riuscire ad aumentare del 10% gli stipendi alla forza lavoro.
Come affermato da Lepine, tutti i lavoratori d’Europa sono vittime delle politiche di austerità messe in campo dalla Commissione Europea. Politiche di austerità che si traducono in un attacco ai diritti dei lavoratori e dei cittadini, smantellando i diritti in campo di assicurazione e di tutela in caso di malattia, sulle pensioni e per gli scioperi, con tagli anche ai servizi pubblici considerati esclusivamente come un costo.
Quello che sta accadendo è il punto di caduta del processo di riorganizzazione del polo imperialista europeo dentro la crisi da parte delle classi dirigenti continentali, processo che con la guerra in corso è sempre più vincolato alla cornice della NATO e del blocco euro-atlantico.
Se guardiamo indietro alle ricadute di questo lungo processo in Francia, nel maggio del 2005 ci fu il referendum sulla Costituzione Europea che venne bocciata dai cittadini francesi. È importante ricordare questo evento perché alla campagna contro il referendum partecipò anche la CGT che si espresse contro il proprio dirigente e perchè in quel contesto si creò una coalizione di sinistra che vedeva come perno la sinistra radicale. I politici che si sono susseguiti dopo quella data dissero che avrebbero messo in discussione i contenuti del progetto di costituzione europea ma non lo fecero mai e questo ha generato in Francia un tasso di astensione importante e il terreno su cui poi sono cresciute le lotte e le mobilitazioni di questi anni.
Non si può comprendere, infatti, quanto sta accadendo limitandosi allo specifico francese. La rottura degli equilibri internazionali generata prima dal Covid e poi dalla guerra, che si sta manifestando nell’attuale crisi energetica, economica, ambientale e sociale, sta segnando un passaggio storico che vede l’affermazione definitiva di un mondo multipolare con più competitor e non più un mondo unipolare a guida degli Stati Uniti. Ci troviamo, cioè, in un contesto in cui lo stallo tra blocchi è completamente saltato e la globalizzazione neoliberista degli ultimi decenni non è più la cornice entro cui il capitalismo si può sviluppare.
In questa crisi sistemica del capitalismo occidentale, le classi dominanti stanno scaricando le contraddizioni di questo sistema sulle classi popolari, consapevoli dei rischi che questo comporta di una potenziale rottura della pacificazione sociale. A questo rispondevano in Italia le politiche dell’agenda Draghi che ora sono state raccolte dal nuovo governo Meloni, chiamato a gestire il declino economico garantendo con ogni strumento necessario la tenuta della pacificazione sociale, e un primo assaggio l’abbiamo già avuto con le manganellate sugli studenti della Sapienza che si sono mobilitati occupando poi la facoltà di Scienze politiche.
Ed è proprio parlando dell’importanza di saldare le lotte tra giovani e lavoratori che Lepine ha concluso il suo intervento, ricordando gli esempi francesi del 1936 e del 1968. Unione di giovani e lavoratori per riaccendere e generalizzare il conflitto sociale anche nel cuore della fortezza imperialista, in una prospettiva internazionalista di costruzione e rafforzamento delle organizzazioni conflittuali dentro la cornice della Federazione Sindacale Mondiale.
“Abbiamo ideali, sappiamo dove andarli a cercare, abbiamo un programma, sia politico che sindacale, conosciamo la società nella quale vorremmo vivere, bisogna ora avere una visione chiara degli obbiettivi e costruire e rinforzare le organizzazioni che ci permettono di raggiungere quegli obbiettivi. Questa è la ragione per cui militiamo per un allargamento della Federazione Sindacale Mondiale e lavoriamo in comune con le organizzazioni politiche e con le organizzazioni giovanili. Viva la lotta e ricordiamoci che abbiamo la certezza che alla fine vinceremo.”