Schlein e Bonaccini? Mai con il PD: COSTRUIAMO L’ALTERNATIVA!

NESSUNO CI RAPPRESENTA! ASSEMBLEA NAZIONALE A BOLOGNA SABATO 17

Sono finite ormai da tempo le elezioni, il governo si è insediato e ancora rimane in piedi il teatrino tra maggioranza e opposizione: da una parte la destra al governo oggi con partiti e componenti reazionaria, dall’altra la sinistra connivente con gli interessi dell’imperialismo euroatlantico. A seguito di queste elezioni, e della sua ridicola campagna elettorale, il partito democratico, sceso nei sondaggi e reggendosi solo sulla retorica del voto utile, si è reso conto, dopo 15 anni, di aver bisogno di una ristrutturazione, “per un nuovo partito”.
È infatti sotto gli occhi di tutti il fallimento di un partito nel fare gli interessi di un popolo, ma soprattutto della nostra generazione. Oggi, con i lavori di “ristrutturazione del partito” e le candidature alla segreteria, stanno cercando in tutti i modi di farci dimenticare qual è la vera essenza del Partito Democratico, le sue contraddizioni e ipocrisie, senza però riuscirci sul serio.

Già durante la campagna elettorale abbiamo visto come abbia provato a ricostruirsi una faccia, in particolare con l’attenzione verso i giovani: politiche per l’ambiente, il lavoro sicuro, sulla scuola e la sanità. Insomma il pacchetto di politiche di welfare volte a promettere un futuro di benessere e stabilità, e non precarietà e miseria (come quello che invece hanno creato). È però un peccato riscoprirsi di sinistra e dalla parte dei giovani solo quando si finisce all’opposizione (e con la scorsa campagna elettorale, il PD sembrava averne tutte le intenzioni), dopo essere stati anni e anni al governo con chiunque, dalla Lega a Forza Italia passando per il Movimento 5 Stelle; attuando le peggiori politiche criminali sulla scuola, lavoro, ambiente, immigrazione e ora anche la guerra.

Se infatti nel suo programma elettorale, il Partito Democratico parla di contrasto al lavoro povero e precario, nei fatti è stato quello che ha introdotto il Jobs Act, sbloccando i contratti a tempo determinato e licenziamenti. “Vogliamo colmare le disuguaglianze territoriali investendo nel Mezzogiorno”, portando però avanti l’autonomia differenziata, che nella retorica serve a dare più libertà agli amministratori locali, ma nei fatti serve a mettere in competizione le regioni e i territori, lasciando indietro i più svantaggiati e premiando i privilegiati. Nel programma si parla poco e niente di scuola, e non c’è da sorprendersi: dopo l’alternanza scuola-lavoro, la riforma Gelmini, e vari tagli all’istruzione, il Partito Democratico difende questo modello di scuola-gabbia contro cui per un anno si è costruito un inedito movimento studentesco in tutto il paese, radicale e con una prospettiva chiara di rottura di questo modello di scuola e di società.
Possono usare quante più belle parole vogliono, nel loro programma elettorale hanno scritto per esempio che alle nuove generazioni è stato “impedito il futuro”, cercando di nascondere che sono stati proprio loro a negare alla nostra generazione un futuro stabile, che non fosse fatto di precarietà e miseria, un futuro che non ci costringesse a migrare per trovare una parvenza di stabilità.

Ci troviamo quindi davanti ad un partito che vuole riottenere la nostra fiducia: lo vediamo anche adesso, con le candidature alla segreteria, i cui protagonisti nonché principali candidati sono Stefano Bonaccini e Elly Schlein.
Due volti all’apparenza molto differenti, ma che ovviamente manterranno lo status attuale di un partito completamente alieno alle istanze giovanili e popolari di questo paese, alle necessità che la maggioranza della popolazione esprime nei confronti dell’invio di armi, e con nessun elemento nel suo DNA che permetta una qualsiasi forma di cambiamento. Il partito Democratico rimane il primo nemico per chi si pone qualsiasi prospettiva di cambiamento o cammino progressivo nel nostro paese, per chiunque abbia a cuore i temi strategici che pongono sfide epocali all’umanità tutta e che mettono in crisi, a livello strutturale, il meccanismo con cui la nostra società è regolata, la struttura stessa del modo di produzione capitalistico.

Infatti da una parte abbiamo Stefano Bonaccini, 60 anni e presidente della regione Emilia-Romagna. Ciò di cui fa vanto è la sua gestione “progressista” del territorio, ma chi ci vive conosce ciò che si nasconde dietro le sue bugie: sfratti di famiglie intere, anche se con minori (quelli violenti nel il territorio di Bologna ne sono un esempio lampante), grandi opere inutili per dare manforte soltanto ai privati, come il Passante a Bologna, per le quali tra l’altro ha rilasciato affermazioni durissime contro chi lo contestava (dello stesso stampo di quelle che fece sui percettori del Reddito di Cittadinanza).

Dall’altra parte (per così dire) invece abbiamo Elly Schlein, 37 anni e anche lei fino a pochissimo tempo fa nella giunta della Regione Emilia-Romagna come Vicepresidente della Regione. È proprio su di lei che ricadono e si sentono maggiormente tutte le ipocrisie del Partito Democratico. Schlein sembra il nuovo e giovane volto della sinistra, quella vera, per i diritti umani e la giustizia sociale. Ma non è assolutamente così.
Da Vicepresidente ha sempre fatto passare tutti i provvedimenti di Bonaccini nel silenzio assoluto (e solo questo basterebbe a farci capire quanto in realtà i due siano solo due facce della stessa medaglia). Nel suo curriculum troviamo la campagna elettorale con Obama, sempre per quella storia che i nativi democratici possono finanziare le stesse guerre dei conservatori, basta ergersi paladini delle minoranze, mentre dall’altra parte del mondo compi vere e proprie stragi sulla pelle dei popoli (ricordiamo tutti l’operato vergognoso degli Stati Uniti in Medioriente, in particolare in Afghastistan, dal quale sono fuggiti consegnando gli Afghani nelle mani dei talebani, non appena si sono resi conto che mantenere la loro egemonia su quel territorio era troppo dispendioso). Per giunta, Schlein lo dice pubblicamente: lei non è assolutamente comunista, né tanto meno anticapitalista, ma fieramente atlantista.

Abbiamo imparato bene da che parte dobbiamo stare: mai con il PD è per noi oggi un punto imprescindibile per costruire un’alternativa. Come comunisti in questo paese che quotidianamente costruiscono le gambe per un’alternativa futura, sappiamo che solo la lotta di piazza e l’organizzazione sono gli strumenti per superare la crisi di civiltà che abbiamo di fronte. Queste forze e queste operazioni sono le prime da combattere: e a braccetto mettiamo anche gli scioperi generali farlocchi e scaglionati, che la CGIL avrebbe chiamato proprio in questi giorni.

L’alternativa sappiamo che si costruisce con la lotta quotidiana, rafforzando alleanze di classe fra studenti, giovani e lavoratori. Un programma che ha visto la sua realizzazione nello sciopero generale del 2 dicembre e nella manifestazione nazionale del 3, che hanno portato sul palco della politica parole d’ordine chiare sui salari, sulla guerra, sul mondo del lavoro e della formazione. Mai saremo dalla parte di chi non ci rappresenta, non ci caschiamo più al tranello del trasformismo e della ricerca di poltrone che certi personaggi a partire dal modello Emilia-Romagna vorrebbero spacciare come progressista. Piano Piano, però, si stanno accorgendo che un’alternativa sta venendo indicata: per noi oggi quella rappresenta l’unica strada da percorrere.

Per questo invitiamo tutti ad un momento di assemblea nazionale che sappia, a partire dallo sciopero generale del 2 e 3 dicembre, rilanciare il conflitto in questo paese e saldare un percorso che rompa con ogni connivenza per costruire un’ipotesi radicalmente diversa in questo paese. Si può scegliere di lottare contro questi servi dell’UE e della NATO!

17 DICEMBRE ASSEMBLEA NAZIONALE A BOLOGNA, H. 14.00 VIA SAN PETRONIO VECCHIO 32, AULA C