Alluvione in Emilia Romagna: governo e Partito Democratico ci portano alla catastrofe ambientale

La regione Emilia-Romagna, le province di Bologna, Faenza, Ravenna, Imola, e tanti altri territori, sono in ginocchio due giorni di straordinaria pioggia. Una situazione che le autorità chiamano “eccezionale”, e che sta vedendo cifre senza precedenti per danni e sfollati: sono già due i morti (uno a Castel bolognese e uno a Fontanelice), e se ne aspettano degli altri, mentre gli sfollati sono già 450 e si ipotizza possano arrivare a cinque mila. Blackout all’aeroporto, strade bloccate, fiumi che continuano a straripare e paesi che ormai sono inondati, come Faenza e tanti altri. Una situazione che sta vedendo anche l’esercito chiamato in campo e una regione che sta pensando di dichiarare l’emergenza. I paesaggi apocalittici, i campi e i paesi sommersi dall’acqua non sono negli standard 2030 o 2035 dei nostri politici, ma sono proprio qui ed ora, in una delle regioni che viene descritta come l’eccellenza del nostro paese. Proprio questa retorica, che alimenta le disuguaglianze fra i territori e il loro sfruttamento, mostra la sua pericolosità: non possiamo più lasciare il nostro futuro nelle mani degli stessi responsabili che ci hanno portato fino a questo punto.

In queste prime ore il primo pensiero è sicuramente la vicinanza alle persone colpite, alle situazioni difficili e il desiderio di voler fare qualcosa: ma non si può fare a meno di chiedersi come si sia finiti in questa situazione, tanta è la rabbia che ci tocca in prima persona. Questi due giorni di pioggia torrenziale, che hanno concentrato in un lasso di tempo così breve mesi e mesi di siccità che abbiamo vissuto, sono uno dei sintomi di un problema generale che riguarda le condizioni vissute dai nostri territori a causa della repentina accelerazione delle catastrofi climatiche. E dentro questa minaccia che sempre più spesso ci manda messaggi sempre più chiari – e sempre più tragici – si inseriscono le responsabilità politiche e di governo di una classe dirigente che dimostra non solo tutta la sua inettitudine a fronteggiare questa condizione che ormai è il nostro futuro certo, ma la sua complicità e collusione verso la crisi ambientale che stiamo vivendo. Quello che sta succedendo, infatti, non rappresenta certamente un fatto isolato, se si pensa che solo pochi mesi fa catastrofi anche peggiori si sono verificate nelle Marche o ad Ischia, con diversi morti e sfollati.

Le responsabilità di questa situazione si ritrovano proprio in quel centrosinistra che in questi anni e alle ultime lezioni si è riempito la bocca con le sue promesse ambientaliste, a partire da Bonaccini e da Elly Schlein, neo segretaria del Partito Democratico, che è così tanto “progressista ed ecologista” da aver avvallato ogni progetto della Regione a guida PD che ha contribuito all’accelerazione dei disastri che stiamo vivendo e all’inquinamento che nella nostra regione è ai primi posti in Europa e in Italia. Basti ricordare le trivelle petrolifere a cui nell’adriatico è stato dato il via giusto l’anno scorso, o alla cementificazione delle nuove industrie della logistica che continuano a cementificare con stabilimenti sempre più grandi, veri e propri hub di sfruttamento dei lavoratori e della ricerca pubblica universitaria che collabora con essi. Tanto, però, è stato l’impegno che le giunte del centrosinistra a guida PD, insieme ai suoi partitini stampella che si sono scavati la poltrona con false opposizioni alle destre e progetti di municipalismo o di europeismo di vario tipo. Non erano solo inutili retoriche ad essere portate avanti, ma anche gigantesche opere inutili che dimostrano la connivenza e le responsabilità di tutta la sinistra. A questo si aggiunge una condizione lavorativa che, per le donne ma soprattutto per la componente migrante che nei settori della logistica sono sottoposti a condizione di quasi schiavitù, ha visto in questi anni un peggioramento in tutta la regione: a fronte della disoccupazione che formalmente è calata, ciò che è salita è l’inoccupazione di giovani e donne, che ormai rinunciano a qualsiasi possibilità di trovare un lavoro dignitoso nella ricca Emilia-Romagna. I neet sono cresciuti fino al 17,5%, sopra la media europea. Mentre il presidente Bonaccini sta per dichiarare lo stato di emergenza ed è pronto a chiamare sempre il solito aiuto militare, tanta sarebbe l’opportunità di garantire posti di lavoro pubblici all’insegna non solo del soccorso e della cura degli aiuti durante fenomeni estremi o disastri come quello di questi due giorni, ma soprattutto nella prevenzione e nella cura del territorio. Un’ulteriore dimostrazione di come gli sforzi del settore pubblico siano finalizzati ai progetti utili solamente alle aziende e ai loro profitti, a discapito delle condizioni di vita dei giovani e delle fasce popolari.

Al posto di finanziare lavoro e dare un futuro alle persone, la regione preferisce finanziare con lauti milioni progetti criminali, come quello del rigassificatore di Ravenna, che vedrà proprio questo sabato una manifestazione contro la sua realizzazione da parte dell’opposizione giovanile e popolare del territorio. Un’opera che si inserisce all’interno di un piano nazionale, insieme alla costruzione di altri rigassificatori per l’approvvigionamento del gas (tra cui il famoso rigassificatore di Piombino). Questa nuova politica energetica è stata raccontata come un vanto proprio da questa giunta democratica che governa la regione. Con l’escalation in Ucraina, la crisi energetica vissuta dall’Unione Europea ha mostrato tutta l’inconsistenza dei progetti di transizione ecologica, volti solo a rilanciare il mercato di investimenti dell’unione Europea e che, col sopraggiungere di una crisi e del taglio delle risorse provenienti dalla Russia, hanno visto: il gas diventare come per magia energia pulita (insieme al nucleare) e l’accelerazione sulla ricerca delle sue forniture. Il governo Meloni, proprio verso il padrone Unione Europea, ha detto che renderà l’Italia il nuovo hub del gas europeo. Sia la destra sia la cosiddetta sinistra sono perfettamente allineati ai progetti dell’imperialismo europeo e pronti a scaricare sull’ambiente tutti i costi necessari a rafforzare il ruolo dell’Unione Europea nella competizione globale, dove l’indipendenza energetica è diventata oggi uno dei pilastri centrali.

Anche qua a Bologna, però, troviamo i fedeli alfieri di queste politiche, con le loro rispettivi opere inutili. Il passante di mezzo, infatti, è un’opera approvata da Coalizione Civica e dal Partito Democratico che aumenterà la deforestazione cittadina, la cementificazione e l’inquinamento per garantire un aumento del traffico di merci verso gli hub logistici non solo di Bologna. Proprio oggi, durante le ore di sconcerto che stanno colpendo la popolazione e la “chiamata alle armi” dell’esercito e della protezione civile, le forze dell’ordine sono impegnate nello sgombero dell’occupazione di via Agucchi, sorta su una zona di interesse per i lavori del passante e che metteva al primo posto proprio il no a quest’opera inutile e dannosa. Le priorità di quest’amministrazione e del Partito Democratico, se il lavoro di questi anni già non lo dimostrasse, sono molto chiare: tant’è che il passante fu definitivamente approvato l’indomani dello sgombero di un’occupazione abitativa di ASIA-USB in via Zampieri 13, occupata subito dopo il Covid per denunciare l’emergenza abitativa che, dopo due anni di pandemia, è peggiorata drammaticamente.

Questi eventi disastrosi mettono in mostra i limiti strutturali del nostro modello di sviluppo: dalla guerra che torna a minacciare il futuro dell’umanità e ribussa alla porta anche di quei paesi occidentali che l’avevano confinata nelle periferie del mondo, fino alla crisi climatica che sempre di più mostra il suo volto catastrofico, il sistema capitalistico e le forme dell’imperialismo di oggi mostrano come siano completamente incompatibili con la natura, come all’interno dei parametri di sovrapproduzione e di iperconsumo non ci sia la possibilità di trovare alcuna soluzione. La crisi ambientale è la crisi generale di un modello di società, quella occidentale a guida euro-atlantica, che con il definitivo precipitare del conflitto interimperialista ha messo da parte anche i più ridicoli trucchetti della transizione ecologica: anzi, mentre sempre di più le condizioni climatiche disastrose si affacciano alle nostre latitudini, i nostri governi promulgano le leggi speciali per combattere i movimenti ambientalisti, mentre i grandi campioni europei dell’industria, degli armamenti, dei combustibili fossili, dell’inquinamento vengono tutelati, orientando tutti gli sforzi della nostra società a garantire i loro sovrapprofitti. Un esempio è proprio la proposta di destinare i soldi del pnrr per l’aumento delle produzioni di munizioni: un vero e proprio schiaffo al nostro futuro, alla pace e alla tutela dei nostri territori!

La situazione che la nostra generazione si ritrova a vivere ci chiama per primi tutti in causa: una classe politica, sia di destra che di sinistra, sta provando a rubarci il futuro, lasciandoci in mezzo ai disastri. Pensiamo che questo ci chiami a dover rispondere prontamente alla situazione che stiamo vivendo: cercheremo di mobilitarci a fianco della popolazione colpita, per fornire nei prossimi giorni tutto l’aiuto possibile con i nostri mezzi e le nostre risorse. Servono un cambio di rotta nella visione del tema ambientale, che metta al primo posto investimenti incentrati sulla tutela del territorio e del suo ambiente, sul rischio idrogeologico e sulla diminuzione immediata della produzione di inquinamento: solo con investimenti e assunzioni pubbliche in questa direzione si potrà evitare che questi disastri continuino a ripetersi e a diventare sempre più drammatici.

Nell’eccezionalità della devastazione che stiamo vedendo, non dimenticheremo chi ha le responsabilità politiche, chi sono quei criminali che stanno facendo dell’ambiente e del nostro futuro una scommessa per gli interessi loro e del profitto. Sosterremo il 6 maggio, con ancora più rabbia, la mobilitazione contro l’opera inutile e danno del rigassificatore di Ravenna, a fianco della mobilitazione popolare contro il rigassificatore, contro la malagestione del Partito Democratico e della sua cricca di potere!