Per Roberto, decisi a scalare la vetta. Ribellarsi è giusto!

** pubblichiamo di seguito l’intervento che abbiamo letto durante l’appuntamento nazionale dedicato alla memoria del compagno Roberto Sassi. ***

Si può salire al firmamento a germire la luna, scendere nei cinque mari a catturare la testuggine, si ritorna tra risa e canti trionfali. Niente è difficile al mondo se si è decisi a scalare la vetta.

Come Organizzazione giovanile comunista, Cambiare Rotta, ci teniamo a dare un nostro contributo in questa occasione dove la figura e I lavori di un compagno come Roberto vengono presentati. è sicuramente difficile esprimersi sull’opera e la vita di un compagno che è stato sempre visto come un maestro e come un dirigente dell’organizzazione. Proprio nella scelta dell’organizzazione le nostre strade si sono incrociate ed è stato possibile condividere un percorso rivoluzionario comune: anche se in epoche storiche diversi, in contesti differenti e ognuno con il proprio passato alle spalle, più o meno grande, l’organizzazione è stata quel filo rosso di continuità che ha legato I comunisti e il movimento di classe nella sua storia, noi e Roberto.  

Il primo ricordo che ci torna in mente pensando alla figura di Sassi è il contributo che in prima persona ha dato alla fondazione dell’organizzazione giovanile, nata proprio a Bologna, la sua città, nel 2013. Proprio lui è riuscito ad essere una figura di orientamento e di collante nel gruppo giovanile che stava raccogliendo una nuova sfida per tutta la nostra generazione. Nell’attenzione politica, nella formazione e nella sua disponibilità si è visto l’impegno messo nel dare le gambe all’intervento giovanile, oggi un pezzo fondamentale della nostra organizzazione. In continuità con questo suo impegno, è impossibile non partire dal ricordare I saluti portati alla nostra assemblea nazionale “è tempo di cambiare rotta: oceani interi da conquistare”, svoltasi a Roma nell’aprile del 2021. Non possiamo che fare tesoro dell’acume con cui Roberto riuscì a cogliere in quell’occasione un tema per noi come per lui centrale e fondamentale. Tema che ha fatto incrociare le nostre strade all’interno dell’Organizzazione. Recita così questa parte di testo: “Il costante riferimento alla pratica rivoluzionaria, alla militanza attiva, da cui la teoria nasce ed in cui trova verifica e, di conseguenza, alla necessità di una organizzazione che sia all’altezza dei compiti storici che ci attendono”. Questa frase può esserci utile per riflettere sulla figura del nostro compagno.

Roberto, maestro di pratica rivoluzionaria, più volte raccontata e tramandata, che si ritrova anche fra i principi della nostra organizzazione giovanile che mette al primo posto, come monito guida per ogni componente, la militanza come stile di vita. Portare avanti questo compito, non dimenticando l’esempio di Roberto e dei tanti compagni che hanno contribuito alla storia del movimento comunista in questo paese, rappresenta una delle prime sfide in un mondo in cui la crisi di civiltà del modo di produzione capitalistico sta mostrando tutta la sua pericolosità: le guerre stanno infiammando per il pianeta, minacciando sempre di più l’utilizzo degli arsenali nucleari; lo sviluppo delle forze produttive orientate alla massimizzazione del profitto stanno facendo terra bruciata dell’ecosistema e minando la sopravvivenza di tutta l’umanità sul pianeta. Scegliere una prospettiva militante, affermare che “Ribellarsi è giusto”, è il primo gesto che qualunque rivoluzionario deve fare, la prima frase da pronunciare a voce alta contro la rassegnazione e la passività che spesso caratterizzano le società alle nostre latitudini. 

La vita del rivoluzionario, ci ricorderà sempre Roberto, è scelta etica, ed è modo di riflettere e di guardare il mondo. Forti della consapevolezza che il primo presupposto per conoscerlo è quello di poterlo cambiare, e su questo Roberto Sassi non ha mai smesso di essere per noi fonte di continua e rinnovatata lotta e speranza. La prassi trasformatrice, la militanza attiva non sono però il prodotto di una scelta individuale, ma una strada collettiva che si sceglie per costruire l’organizzazione, unico strumento in grado di intervenire e modificare radicalmente la realtà. 

Nella nostra organizzazione molti di noi hanno potuto conoscerlo in quanto compagno che si è speso, viaggiando per tutto il paese, per la formazione politica, in particolare per l’organizzazione giovanile ma con un occhio sempre per tutti I compagni. Sulla formazione ha dedicato molto nel suo ultimo periodo, conscio della responsabilità di dover formare e tramandare il patrimonio che il movimento comunista internazionale aveva portato con sé, con le sue conquiste e le aspre critiche che non sono mai state risparmiate: proprio in questo si mostrava l’occhio affilato di quel comunista, che non perdona mai niente a nessuno. Una critica che non ha risparmiato nella sua storia con l’organizzazione e che, per quanto a volte ance in forma aspra, non è mai stata ideologica e, anzi, ha sempre messo al centro la necessità di crescita, miglioramento, in ottica costruttiva per l’organizzazione. è sempre stato importante il suo contributo e le sue riflessioni negli anni novanta, come rivoluzionario che non volle abbandonare una prospettiva di classe nella lettura di un mondo in profondo cambiamento. Davanti a quella che abbiamo definito “una sconfitta strategica” del movimento operaio, contro la moda del periodo, di buttare il bambino insieme all’acqua sporca, tenne ferma la lotta contro all’imperialismo (espressione della sua passione di parte maoista): riprendendo il filo collettivo della lotta contro I processi di integrazione europea che all’epoca stavano dando vita ad un nuovo polo imperialista occidentale.

E proprio oggi allora quei movimenti che scuotono l’Africa, quei popoli che alzano la testa contro il conialismo europeo e statunitense, affermano il diritto di autodeterminazione dei popoli dal giogo dell’Europa e degli Stati uniti. “Ci si ricorda che la Cina e I tavolini [come nelle sedute spiritice] cominciarono a ballare quando tutto il resto del mondo sembrava fermo – pour encourager les autres”. 

Oggi vediamo, grazie anche alla voce dei popoli in America Latina, Asia e Africa, come l’egemonia dell’imperialismo occidentale sta vedendo il terreno cadere davanti a sé, sia da un punto di vista materiale sia da un punto di vista ideologico. In questo quadro, l’orizzonte verso cui ci sta portando l’Occidente è tempestato di guerre per riparare alle sue sconfitte che, uno dopo l’altra, stanno segnando il terreno. Allora portaremo avanti la lotta internazionalista, opponendoci a queste guerre e lavorando qui, nel nostro paese, per favorire gli sforzi di chi, in Africa come in America Latina, sta alzando la testa contro l’imperialismo.

Oggi per I comunisti si apre una strada importante da percorrere, che rimette al centro la necessità di costruire un’alternativa al modello dominante riprendendo la sfida dell’assalto al cielo che il movimento operaio ci ha consegnato: noi, come giovani comunisti, ci vogliamo oggi più chem ai assumere la responsabilità di  portare avanti gli sforzi che Roberto (e tanti compagni) hanno fatto nela costruzione di un’organizzazione rivoluzionaria in questo paese, non lasciando mai un attimo di respiro all’imperialismo di casa nostra.