10 FEBBRAIO: CONTRO IL REVISIONISMO STORICO IN UNIVERSITÀ

CON LA RESISTENZA JUGOSLAVA
CONTRO IL REVISIONISMO STORICO IN UNIVERSITÀ
LA MEMORIA È UN CAMPO DI BATTAGLIA
Il 10 febbraio 1947 venne firmato il Trattato di Pace di Parigi, riconsegnando i territori Jugoslavi ai legittimi proprietari, dopo più di vent’anni di dominio italiano. Durante l’occupazione italiana la popolazione slava fu duramente repressa, vietando l’uso delle loro lingue e culture e facendo rispettare questi divieti con il pugno di ferro, reprimendo le rivolte con frequenti stragi e rappresaglie sui civili. 20 anni fa, il 10 febbraio 2005, si cominciò a celebrare il cosiddetto “Giorno del ricordo”, istituito di comune accordo dalle destre neofasciste e dal centrosinistra come data opposta al 25 aprile di Liberazione: seguendo la retorica della “memoria condivisa”, la data ha finito per criminalizzare la storia della resistenza e del conflitto sociale in Italia, facendo imperdonabili “sconti” sulle colpe del fascismo e rafforzando l’idea degli “opposti estremismi” storici superati ormai dalla “fine della storia”. Il contenuto dell’istituzione di tale giornata fu infatti quello di far passare i colonizzatori fascisti uccisi nelle foibe come vittime innocenti di un fantomatico odio per gli italiani, trascurando tutti gli italiani che parteciparono alla resistenza sotto il comando di Tito così come tutti i collaborazionisti slavi che pagarono lo stesso prezzo dei fascisti italiani.
Anche all’interno delle nostre università ogni 10 febbraio assistiamo ad un’opera di revisionismo storico portata avanti da quegli stessi fascisti, aiutati e legittimati dalle istituzioni e dalle false opposizioni. Un revisionismo storico che pervade anche la didattica e gli insegnamenti nei nostri atenei, dove vediamo una riscrittura della storia complessiva volta ad alimentare la macchina dell’ideologia neoliberale europea: cancellare dalla storia le vittorie del socialismo è necessario per chi oggi vorrebbe convincerci che non c’è alternativa alla barbarie odierna. Oggi chi attacca la resistenza dei partigiani jugoslavi attacca anche la resistenza al colonialismo occidentale, come abbiamo visto dalla risposta a reti unificate al 7 ottobre in Palestina.
Non passa allora inosservato il ruolo di macchina ideologica attribuito dal governo e dall’UE alle nostre università: basti pensare al coinvolgimento diretto dei servizi segreti per monitorare eventuali ‘minacce’ interne al mondo della ricerca (non sia mai qualcuno voglia spiare la ricerca europea, rimasta indietro di anni a causa del definanziamento) o alla sempre più evidente presenza di forze dell’ordine nei nostri atenei, per non parlare delle varie riforme in atto che incombono sul mondo dell’università e della ricerca promettendo maggiore precarietà e, di conseguenza, ricattabilità. Una tendenza che si è accelerata negli ultimi anni ma che vediamo in atto da decenni, portata avanti da governi di qualsiasi colore politico. Diventa necessario allora costruire una reale opposizione e alternativa, capace di combattere per una memoria partigiana odierna al fianco della resistenza di ieri e di oggi.