Caro Rettore, ti scrivo
Sì Rettore Ubertini, abbiamo risposto al suo Questionario!
A seguito di una martellante successione di mail in posta privata, mail in posta istituzionale, sms e promemoria, non ce la siamo sentita di rifiutare il confronto tanto desiderato dal Rettore.
Nel volantino allegato le nostre risposte ad alcune delle domande che abbiamo ritenuto più significative.
Qui di seguito un’ulteriore sintesi
Qual è il motivo principale per cui ti sei iscritto all’Università di Bologna e non a un’altra Università?
Partiamo bene Rettore, al primo punto del suo questionario si pone subito l’obiettivo ultimo di questa operazione: attrezzare l’Unibo alla competizione tra Atenei. In piena sintonia con la linea politica del suo predecessore Dionigi, l’uomo che ha fatto dell’Unibo uno dei fiori all’occhiello delle controriforme universitarie degli anni precedenti. Smantellare il sistema educativo passa anche per la valorizzazione di alcuni poli d’eccellenza devolvendo loro i pochi fondi pubblici rimasti e attirando capitali privati. Poco importa se questi chiederanno una contropartita nelle decisioni di indirizzo strategico per l’assetto formativo dell’Unibo.
In conclusione, ti chiediamo di indicare fino a cinque termini che secondo te sono importanti per il futuro dell’Università di Bologna. Puoi sceglierli tra quelli indicati nella lista oppure aggiungerne di nuovi negli appositi spazi bianchi; l’importante è che la somma dei termini scelti più quelli eventualmente indicati da te non sia superiore a cinque.
Tra quelli indicati, abbiamo scelto: Accogliente, Conoscenza, Futuro, Pubblica, Partecipazione.
Perché questi obiettivi siano realizzati, il Rettore dovrebbe rompere con il modello imposto dalle controriforme degli anni passati e opporsi alla tendenza in atto, che vuole fare dell’Unibo un polo di serie A a discapito delle università-parcheggio del Sud Italia, con l’intento di fornire al capitale del Nord Europa una certa fetta di forza lavoro qualificata costretta ad emigrare. Per tutti gli altri giovani e studenti, ci sono disoccupazione e precarietà, in cui la retorica meritocratica si scioglie come neve al sole qua come all’estero. Questa è l’idea su cui la classe dirigente europea sta delineando il perimetro della futura società dell’UE, e non ci sembra affatto che il Rettore Ubertini si discosti da questo programma.
I contenuti della cerimonia di apertura dell’Anno Accademico alcuni mesi fa, la mancata previsione di sostegno al welfare studentesco, l’appoggio al guerrafondaio professor Panebianco, l’ospitalità dimostrata a Salvini, il permesso accordato alle forze di Polizia di entrare continuamente in Università e manganellare studenti a freddo per un volantinaggio, la militarizzazione di Piazza Verdi in occasione dell’inutile Start Up Day e delle sparate di Farinetti, imprenditore da sempre attento a togliere diritti ai lavoratori e ad arraffare risorse pubbliche…sono solo alcuni degli esempi plateali di una condotta amministrativa che sembra assolutamente in linea con quella del suo predecessore e con lo smantellamento dell’istruzione italiana secondo il modello immaginato a Roma e Bruxelles negli ultimi anni, come dimostrato dall’accordo tra il ministro Giannini e il governo Merkel.
Questo questionario non ne è che una preoccupante conferma, e le Giornate dell’Identità previste per l’autunno ci sembrano un’operazione di copertura ideologica anche in vista dell’ennesima controriforma universitaria più volte annunciata dal Governo.
POST SCRIPTUM
Questo volantino viene distribuito negli stessi giorni in cui è resa nota la decisione del Senato Accademico di sospendere per due mesi alcuni studenti rei di aver contestato la retorica bellicista a cui troppo spesso le nostre aule fanno da megafono. Il Codice Etico consente anche questo. Tutti elementi che purtroppo abbiamo individuato nella missiva al Rettore, perchè evidentemente intrinseci con la condotta amminsitrativa che in questi mesi ha dimostrato di voler tenere durante il suo mandato.
Il già citato incontro con Salvini di alcune settimane fa, le felicitazioni del candidato sindaco leghista Borgonzoni di fronte alla notizia delle sanzioni, la stretta repressiva che segna un ulteriore triste avvitamento nella vita di questo Ateneo, il clamore dei sedicenti democratici di fronte alle contestazioni di alcuni mesi fa, sono tutti elementi che confermano come oggi il paventato sentimento liberaldemocratico dei sostenitori dell’austerità e della guerra faccia sempre più il paio con il rigore eurofascista di settori politici non intenzionati a rompere con l’attuale corso delle cose da Bologna a tutto il continente, ma desiderosi di farne i cani da guardia.
Solidali con gli studenti che hanno dovuto fare i conti con questo clima esacerbato, non possiamo che essere convinti una volta di più della necessità di continuare ad alzare il livello dell’attenzione sugli stessi temi che anche essi sono incolpati di aver sollevato. L’antimilitarismo e l’antimperialismo devono vivere dentro le aule universitarie e nelle nostre città, incontrandosi con chi ha orecchie per sentire perchè dalla guerra ha tutto da perdere. Dall’intervento in Libia, rimandato ma ancora in programma, salendo lungo l’anello di fuoco che ci porta fino in Ucraina e alle Repubbliche Popolari del Donbass, sono molti i focolai di guerra che divampano parallelamente alla costituzione dell’Unione Europea in competizione in uno scenario globale sempre più stretto.
Quanto fatto nell’ultimo anno con quelle forze politiche e sociali che in tutta Italia cercano di organizzare un’opposizione alla recrudescenza militare è stato un passaggio fondamentale, che va però esteso e allargato. Una volta ancora questa necessità viene oggi confermata.