ALL’IPOCRISIA DELL’INAUGURAZIONE DELL’ANNO ACCADEMICO, IN TANTI HANNO RISPOSTO CHE “SIAMO TUTTI SULLA STESSA BARCA.”

Questa mattina, nel giorno della cerimonia d’inaugurazione dell’Anno Accademico, in cui l’Alma Mater affronta i temi dell’immigrazione e delle radici d’Europa nelle lectio magistralis previste, abbiamo deciso di riunirci in un presidio informativo di fronte al rettorato, che consideriamo il quartier generale universitario dell’ideologia di guerra e di sfruttamento propugnate da chi ci sfrutta.
Abbiamo scelto come parole d’ordine quelle che sono riportate nella campagna di informazione e confronto che anima da giorni la zona universitaria, “siamo tutti sulla stessa barca, stop all’import/export di vite umane”, per esprimere il nostro dissenso sulla situazione generale in cui versano centinaia di migliaia di persone, costrette a fuggire dagli scenari di guerra creati dalle politiche di potenza dell’Occidente, ma anche, come nel caso dei giovani dei paesi europei della fascia mediterranea, costrette a scegliere la via dell’emigrazione perché stritolate dall’austerity e dalla precarietà. Per questo abbiamo chiamato gli studenti e i lavoratori, che ogni giorno percorrono le strade della zona universitaria, ad esprimere la loro personale opinione riguardo a questi specifici argomenti. Molti sono stati i pareri e le giuste valutazioni raccolti in una giornata in cui è emerso chiaramente quanta voglia di approfondire e di dibattere ci sia tra gli studenti dell’ateneo, una voglia però tenuta sopita e regolata con i ritmi competitivi della crisi da un’istituzione universitaria in un cui il sapere critico non è più ammesso. Lo sappiamo d’altronde da anni, da quando nelle occupazioni, nei forum nazionali, nel confronto con una dimensione italiana ed euroepa, nei momenti di approfondimento autorganizzati con personalità esperte e disponibili a mettere in discussione i paradigmi dominanti abbiamo iniziato un percorso che ha visto diffondere lungo tutto lo stivale la scintilla di un progetto politico possibile tra quei giovani a cui stanno negando il futuro.
Crediamo sia indispensabile continuare a portare avanti queste tematiche in città come Bologna, visto il ruolo attivo dell’UniBo nella costruzione di quell’immaginario necessario a farci digerire l’imminente intervento militare italiano in Libia, nonché lo stato di precarietà e di totale assenza di prospettive lavorative dignitose. Un laboratorio di sfruttamento che vedrà in scena un nuovo importante episodio già domani, 1 marzo, con la consueta ricorrenza universitaria del Career Day: emblema di una vera e propria lotteria sociale, nella quale i pochissimi che usciranno vincitori avranno un futuro da sfruttati, i perdenti saranno invece costretti a fare le valigie e a cercare fortuna all’estero.
Se questo è il futuro che si prospetta all’orizzonte, pensiamo sia necessario affrontare queste tematiche evitando le provocazioni dei media e dei pennivendoli di regime, e rimettendo al centro del discorso pubblico l’opposizione all’intervento bellico e all’austerity, due elementi fondamentali nella costruzione di quella grande macchina di guerra e di sfruttamento che risponde al nome di Unione Europea e che sta crescendo sulle spalle di coloro che sono vittime di una nuova logistica dell’import/export di vite umane.

Siamo tutti sulla stessa barca, giovani senza prospettive delle due sponde del Mediterraneo. Connettere le lotte e promuovere strutturazione politica unitaria è la nostra unica alternativa.

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