Dove va l’università dei baroni

Non stupisce l’esito dell’inchiesta della procura di Firenze che ha visto trarre in arresto sette docenti universitari, interdirne altri 22 e coinvolgere, a vario titolo, 59 persone complessivamente. Sappiamo benissimo che l’università italiana è dominio di baroni, clientelismo e corruzione. Ma sappiamo altrettanto bene che i problemi non si limitano a questo: dal 2008 sono stati eliminati quasi 14.000 posti da professore, conseguenza di più di un miliardo di tagli. Solo il 6,5 % degli attuali assegnisti potrà effettivamente accedere ad una posizione da strutturato, ed è significativo che in tutta Italia ci siano soltanto 20 professori ordinari con meno 40 anni.

E’ questa situazione- e non soltanto come diceva Cantone, il clientelismo diffuso- che sta portando a una generale emorragia di ricercatori, che non trovando spazio in Italia vengono assorbiti da altri sistemi universitari, in particolare da quelli del Nord Europa.

Rifiutiamo quindi la retorica di chi presenta la corruzione come unico male dell’università e la “meritocrazia” come cura salvifica, distraendo dalle responsabilità politiche di un piano strutturale di impoverimento e mortificazione dell’istruzione superiore.

Contro un’università in mano ai baroni.
Contro un’università sempre più escludente e di élite.