COSTRUIRE L’ALTERNATIVA NELLA ROCCAFORTE DEL NEMICO

Mi sono convinto che anche quando tutto è o pare perduto, bisogna rimettersi tranquillamente all’opera, ricominciando dall’inizio

Antonio Gramsci

Questo 3 e 4 ottobre si concluderanno le elezioni amministrative in diverse città d’Italia. Come giovani che in questa città praticano una politica militante tutti i giorni, abbiamo deciso di dire anche noi la nostra. Ci siamo messi a disposizione della lista di Potere al popolo, riuscendo, con molta soddisfazione, ad esprimere una candidata per il quartiere Santo Stefano, all’interno del quale è presente la zona universitaria. Una scelta, questa, in perfetta continuità con il nostro appoggio sin dall’inizio alla costituzione di Potere al popolo, come nostro riferimento per la rappresentanza politica.

Qua a Bologna ci siamo ritrovati in una strada solitaria, vedendo molte liste civiche e realtà aderire alla candidatura di Matteo Lepore, del Partito Democratico. Tutti insieme sono saliti sullo stesso carrozzone nel tentativo di influenzare dall’interno le scelte di un sistema di potere ben costituito, ottimamente organizzato e straordinariamente rodato, il quale gestisce questa città ormai da decenni. Un sistema di potere che ha ben chiaro il ruolo che vuol far svolgere a questa città a livello europeo e quali interessi avvantaggiare a discapito di tutti gli altri. Un Partito Democratico che mira a creare quella che chiama la “Super Bologna”: la Bologna delle grandi eccellenze tecnologiche nei settori industriali, vera e propria locomotiva connessa al core dell’industria europea; la Bologna dei grandi investimenti pubblici finalizzati all’accumulazione del profitto privato, dall’università fino ai progetti, appalti e sgomberi forzati attuati dal comune. Il partito Democratico, quindi, è il diretto rappresentante politico del nemico di classe, in quanto porta avanti il progetto di farsi Partito di sistema all’interno del polo imperialista europeo. Questa impostazione porta con sé il rovinoso destino assegnato alla nostra generazione: una precarizzazione generale del mercato del lavoro, un sotto inquadramento professionale rispetto al ruolo affidato all’Italia all’interno dell’Unione Europea, un peggioramento delle condizioni salariali e di vita anche per le professioni altamente specializzate dove noi giovani, con i nostri percorsi di formazione, cerchiamo di infilarci nel tentativo di raggiungere un’illusoria emancipazione lavorativa (tutta la parte di ricerca scientifica, nei settori della meccanica, dell’informatica, della chimica, della biologia, ecc.).

Non possiamo più lasciarci ingannare, quindi, da tentativi di riciclaggio dei giovani all’interno del Partito Democratico e delle liste che lo appoggiano. Un tentativo che non è avvenuto solo a Bologna, ma che abbiamo visto ripetersi anche in tutte le altre città metropolitane interessate dalle elezioni in questo periodo. Alcuni a queste operazioni si sono piegati partecipando direttamente, mentre altri hanno preferito il silenzio in questi mesi di campagna elettorale. La nostra organizzazione ha percorso questa scelta, nella convinzione che spazi politici all’interno dell’ipotesi PD, anche da un punto di vista locale, non sono possibili. Secondo noi è arrivato il momento di portare avanti un progetto di rottura, che rifiuti un’unità senza una base concreta e che rischia di diventare direttamente subalterna agli interessi di classe nazionali ed europei rappresentati dal Partito Democratico. Non è l’unità che fa la forza, quanto la forza che produce unità, e nel nostro modesto tentativo abbiamo cercato di portare avanti questo principio coerentemente. 

Per questi motivi abbiamo messo a disposizione le nostre forze per Potere al Popolo. Una scelta che rientra perfettamente all’interno della prospettiva di emancipazione delle giovani generazioni che sempre abbiamo perseguito, prima come Noi Restiamo e poi con la costituzione dell’Organizzazione Giovanile Comunista Cambiare Rotta. Un lavoro che ci coinvolge tutti i giorni, che cerca di dare un apporto sostanziale alle lotte del sindacalismo di classe che, di fronte all’attacco generalizzato da parte del padronato, sono in grado di rispondere in una moderna forma confederale. Per questo ci impegneremo nel prossimo sciopero generale dei sindacati di base dell’11 Ottobre, come sempre abbiamo costruito interventi politici dall’Università dove da sempre abbiamo costruito intervento politico ed analisi fino ai luoghi di lavoro dove molti studenti si ritrovano sfruttati e maltrattati, come i ristoranti, i bar e tutti quei settori dove la nostra generazione conosce tutta la sua rassegnazione. Siamo ben consci che questo lavoro sarà il cammino della lumaca di Sepúlveda, quell’intraprendere una strada sapendo che quello che ci lasciamo alle spalle è solo rovina e che impiegherà un percorso lungo e accidentato. Così abbiamo fatto in passato e così continueremo a fare anche da dopo queste elezioni, cercando di portare avanti il lavoro di sedimentazione delle forze e di rafforzamento del movimento di classe, secondo le nostre possibilità.

L’oggettività che ci ritroviamo di fronte ha mostrato pienamente, in questi due anni, il grado sistemico delle contraddizioni che affrontiamo: il generalizzato peggioramento delle condizioni di vita, per i giovani in particolare, l’aumento della produzione di armi e dei conflitti armati ad opera degli imperialismi (in particolare occidentali), il baratro che si è aperto con la catastrofe climatica che già stiamo vivendo. Di fronte a tutto questo, pensiamo che le strade siano due: pensare una rottura radicale con lo stato di cose presenti, oppure abbandonarsi alla barbarie che questo mondo ci mostra, giorno dopo giorno. Questo lavoro deve e può basarsi solo sul principio della costruzione dell’organizzazione, in quanto nessuna spontaneità oggi è in grado di fornire risposte: di fronte ad una strutturazione ben pensata del nemico (politica come militare) e alla complessità di un mondo oggi in radicale trasformazione (dal PNRR fino agli sviluppi dell’attuale stallo degli imperialismi), nessuna risposta verrà da qualsiasi impostazione che faccia riferimento sulla spontaneità della mobilitazione e della presa di consapevolezza politica. Anzi, questi approcci tendono più spesso a confermare i processi trasformativi che il capitale mette in campo in tutti i livelli della società.

È arrivato il momento, anche nella roccaforte del nemico, di iniziare a costruire le forze per l’attacco. Sappiamo che il cammino che ci attende sarà lungo e che certamente non si otterranno risultati da un giorno all’altro. Inizieremo con l’incidere uno dei tanti segni che abbiamo lasciato nel nostro percorso, e che da dopo queste elezioni continuerà cercando di costruire un’alternativa per la nostra generazione. Come abbiamo fatto in questi mesi di campagna elettorale, continueremo ad appoggiare il progetto di Potere al Popolo, a fianco dei compagni e delle compagne, degli abitanti dei quartieri e di tutte le persone che si sono avvicinate a questa sfida.