VERSO IL NO NUKE DAY:L’EQUAZIONE ENERGETICA SI RISOLVE CANCELLANDO IL CAPITALISMO

VERSO LA GIORNATA DI AGITAZIONE NAZIONALE #NONUKE 1/12
Smascheriamo la truffa ecologica di Congolani e UE!

A pochi giorni dalla giornata #nonuke condividiamo un contributo di Francesco Piccioni, giornalista di Contropiano.org, presente nell’opuscolo “Il nostro futuro non sarà a fissione nucleare“. Questo articolo tratta del ruolo strategico che la questione energetica ha nella sopravvivenza del modo di produzione capitalistico all’interno della competizione interimperialistica.


L’equazione energetica si risolve cancellando il capitalismo
Francesco Piccioni

Per parlare di transizione ecologica dobbiamo tener presente che il problema dell’energia è il problema dei problemi, per come è costruita l’umanità e specialmente i paesi sviluppati negli ultimi decenni. Per fare quello che si fa in una società industriale avanzata (sia essa negli Stati Uniti, in Europa o in Cina) c’è bisogno ormai di una quantità di energia e di forza meccanica spesa che non è più possibile ricavare dagli esseri umani. Ad esempio, un singolo barile di petrolio fornisce energia pari ad un anno di lavoro di 12 uomini: è quindi comprensibile come il salto di qualità che c’è stato nel capitalismo sia dipeso molto dalla disponibilità di questo tipo di energia, molto più versatile del carbone che veniva soprattutto usato in precedenza.

Uscire quindi dai meccanismi che portano alla distruzione dell’ambiente usando determinate fonti di energia non è affatto semplice, seppure ci fosse l’intenzione; ma come abbiamo visto a Napoli il 24 luglio durante il convegno “Contro la crisi ecologica serve una exit strategy” questa intenzione non ci può essere in ambito capitalistico. Nel momento stesso della produzione capitalistica nessuno dei soggetti protagonisti ha interesse nel tutelare l’ambiente.

Per comprendere ancora meglio basti pensare al petrolio che viene estratto dal sottosuolo: questo implica la presenza di un “proprietario“, ad esempio l’Arabia Saudita o il Venezuela, ovvero i paesi che hanno questa disponibilità di risorsa naturale e che mettono a disposizione in qualità di proprietari fondiari la loro risorsa affinché venga estratta. Questi paesi non hanno quindi alcun interesse ad interrompere l’estrazione prima che sia esaurito il giacimento. Il capitalista che paga lo sfruttamento del giacimento per poter estrarre il petrolio e portarlo dove serve ovviamente non ripone nessun interesse nella sospensione del processo in quanto ne deriva il suo profitto.

Persino i lavoratori addetti all’estrazione non hanno alcun interesse immediato ad interrompere l’estrazione di petrolio (se non come esseri umani che si troveranno a dover vivere in un mondo devastato) perché ne andrebbe a risentire il loro stipendio. Un esempio in questo senso è quello dei lavoratori portuali che, in teoria non hanno interesse dal punto di vista puramente lavorativo a sapere cosa è contenuto all’interno dei container: che si tratti di grano o di armi per l’Arabia Saudita, Il loro lavoro consiste nello scaricare container e caricarli sui camion. Il fatto che si oppongano al carico di armamenti è una scelta politica, non è dettata dal loro lavoro, ma dalla loro coscienza.
In modo semplice e schematico questa è la ragione per cui in ambito capitalistico la transizione ecologica risulta decisamente difficile: risulta difficile che qualcuno sia realmente interessato al suo compimento in quanto i soggetti contrari sono infiniti.

Per quanto riguarda la transizione ecologica del governo Draghi prendiamo ora ad esempio l’aumento delle bollette. Questo aumento delle bollette è dovuto in parte al fatto che effettivamente gas e petrolio sono notevolmente aumentati di prezzo negli ultimi mesi, in quanto a seguito della pandemia tutti i Paesi occidentali hanno ripreso a produrre al massimo della capacità ed è quindi esplosa la domanda di gas, petrolio e altre fonti energetiche (principalmente idrocarburi). L’aumento del prezzo del petrolio e del gas sul mercato internazionale è quindi dovuto al fatto che essendoci una domanda maggiore il prezzo sale dal momento che la programmazione dell’estrazione del petrolio e del gas avviene su periodi abbastanza lunghi: i contratti si fanno a tre/sei mesi e quindi se oggi c’è maggiore necessità di petrolio non vi si potrà accedere prima del tempo prestabilito da contratto in quanto vi è un processo di estrazione e distribuzione non immediato.

Un’altra componente importante sono gli oneri di sistema ovvero tutta quella serie di voci che vanno dagli incentivi per le rinnovabili alle quote di inquinamento, che incidono sul prezzo della bolletta. Una grossa parte di questo aumento è dato proprio dalle quote di inquinamento.


In cosa consistono? Non potendo e non volendo fermare l’inquinamento, soprattutto industriale, è stato introdotto un meccanismo punitivo per costringere le multinazionali produttrici di energia a usare tecnologie meno inquinanti. Per convincerle si fa ricorso al sistema delle quote di inquinamento, che devono essere pagate se non si fanno determinate cose e che tutti gli anni crescono di prezzo. Ciò che accade però se il governo permette all’azienda di scaricare questa funzione sul consumatore finale (ovvero noi tutti) è che l’azienda non ha più nessun interesse immediato nell’introdurre tecnologie meno inquinanti. Quando il governo Draghi è intervenuto in maniera infinitesimale, perché invece del 40 % ha introdotto un aumento del 28 %, che cosa ha fatto? Ha preso soldi pubblici, cioè nostre tasse o nostro debito, e li ha passati alle aziende produttrici di energia che, però, non hanno fatto nulla per ridurre l’uso di tecnologie inquinanti, garantendo quindi lo stesso profitto. La situazione va quindi perpetuandosi perché le aziende non faranno niente in quanto non perderanno niente.
Questa è la transizione ecologica di Cingolani: pagare noi affinché le aziende possano continuare a fare come sempre hanno fatto.

La cosa da tener presente è che l’equazione energetica, qualsiasi sia il modo di produzione, è vitale e che quindi va affrontata scientificamente. In un’equazione ci sono voci che devono calare di peso, altre che devono salire. Soluzioni che ancora non ci sono vanno necessariamente trovate. Tutto questo non sta nella fantasia, ma nella capacità che la scienza ha di trovare soluzioni che nessuno di noi individualmente potrebbe immaginare.