NUCLEARE: UN INCUBO CHE VOGLIONO FAR DIVENTARE REALTA’

Era il settembre del 2021 quando Cingolani, allora neoministro alla transizione ecologica, apriva alla fissione nucleare in modo chiaro, cosa della quale, in Italia, dopo ben due referendum, non si sentiva parlare da molti anni. Incalzato poi sull’argomento, Cingolani fece qualche passo indietro dicendo che si riferiva soltanto a quello di ultima generazione che era ancora in via di sperimentazione. Subito Eni, Fincantieri e Confindustria gli fecero eco, sostenendo che poteva essere una buona soluzione per rendere l’industria italiana più green e competitiva, come chiede l’Unione Europea.

Pochi mesi dopo iniziarono i primi passi verso la fissione nucleare dirittamente da parte dei vertici UE che si apprestavano a inserirlo, insieme con il gas naturale, all’interno della tassonomia green, cosa che avvenne formalizzata poi a luglio 2022.

Nel frattempo, la situazione in Ucraina è peggiorata fino ad arrivare alla quasi terza guerra mondiale che stiamo vivendo oggi. La crisi energetica si è fatta fortissima, la competizione anche, i tagli del gas russo sempre di più un universo possibile e la corsa dell’Italia e dell’Unione Europea per l’indipendenza energetica non più una dichiarazione di intenti, ma una realtà di fatto.

Poche settimane fa, nel bel mezzo del dibattito tra ambientalisti su nucleare sì o no, abbiamo dovuto sentire anche Greta Thunberg che ha dichiarato che escludere il nucleare del tutto non va bene e che potrebbe servire nelle prime fasi della transizione. Un personaggio così famoso sicuramente non parla a caso: anche se poi ha fatto marcia indietro dicendo che la sua non è una posizione a favore del nucleare, non ha neanche opposto una resistenza così strenua, come, invece, si confà a chi vuole praticare un vero ambientalismo che voglia realmente incidere nel mondo.

E arriviamo a oggi. Nei primi giorni di insediamento del nuovo governo, il neoministro all’ambiente e alla sicurezza energetica (un nome un programma), Gilberto Pichetto Fratin, non ha perso tempo per aprire direttamente alla possibilità concreta di fare in Italia test sul nucleare di ultima generazione. La stessa identica linea dell’agenda Draghi e di Cingolani che, infatti, gli resta accanto come advisor.

Ed ecco il passo che da incubo ci porta sempre più verso la realtà. Il neoministro ha detto che non si può più riferirsi ai due referendum del 1987 e del 2011 ma occorre stanziare una parte dei 57 miliardi del PNRR che gestirà il suo ministero alle sperimentazioni sul nucleare. Inoltre, Fratin, come Cingolani, ama confondere le acque e non si rende conto che gli ideologici qui sono più loro che il malvagissimo fronte del “no a tutto”. Infatti, prima parlano di reattori a fissione nucleare di quarta generazione, classifica del tutto opinabile che neanche la IAEA (l’Agenzia Atomica dell’Energia) usa e che ha ancora bisogno di molte sperimentazioni, poi parlano di fusione nucleare. Fissione e fusione sono due processi fisici diversissimi che si ottengono con atomi di sostanze diverse; la prima è quella con cui si sono fatte le centrali nel ‘900 e che ora è effettivamente realizzabile, quindi quella che produce scorie, uranio impoverito, incidenti catastrofici e bombe, la seconda è più che altro una ricerca teorica che ha visto delle sperimentazioni, per ora, più che altro il laboratorio. Nonostante la confusione in malafede o l’inadeguatezza di questi due “tecnici” che non hanno mai studiato fisica, vogliamo chiarire che l’unica energia nucleare che ora può essere realizzata con i soldi del PNRR è quella da fissione.

Ma non c’è solo la maggioranza di centro destra ad aprire al nucleare, c’è anche Calenda che, insieme a Renzi, ha dato la sua massima adesione al nucleare in Italia.

Oltre il danno, poi, anche la beffa: Cirio, il presidente della Regione Piemonte, ha addirittura dichiarato che in Piemonte è tutto pronto e che si potrà costruire sul suo territorio una centrale. Guardando alle malattie che hanno distrutto intere famiglie nel vercellese, dove era presente la centrale di Trino e dove sono state mal gestite le scorie, e guardando alla situazione dell’alessandrino con l’inquinamento sempre insabbiato delle falde acquifere sempre a causa delle scorie, le parole di Cirio suonano come criminali.

L’apertura al nucleare in Italia non ha l’obiettivo di ridurre le emissioni, né di costruire la transizione ecologica: nel bel mezzo di una guerra sempre più pericolosa in cui l’occidente tutto, l’Unione Europea e il nostro paese sono in prima linea, la sostenibilità ambientale viene totalmente messa da parte in favore della corsa all’indipendenza energetica. L’Unione Europea e anche l’Italia sono, infatti, in enormi difficoltà. Da un lato, si cerca di rendersi autonomi dal gas Russo, facendo carta straccia delle flebili promesse fatte dai leader riguardo alla transizione (dalla riapertura delle centrali a carbone, alle trivellazioni, al nucleare); dall’altro lato, il gas statunitense ha prezzi altissimi, e quindi, insieme alle trivellazioni, l’unica soluzione che le nostre classi dirigenti vedono per ritagliarsi il proprio spazio in questa competizione guerreggiata è il nucleare, insieme con le trivellazioni e la riapertura delle centrali a carbone.

La realizzazione di questo incubo non è qualcosa di improvviso, è stato programmato, è una scelta non casuale ma strategica: infatti, industriali e politici europei e italiani preparano il terreno da almeno un anno, prima accarezzando l’idea, facendo passi indietro, poi aggiustando le formalità con la tassonomia, e adesso dichiarando l’indirizzo di fondi concreti verso il nucleare. La guerra ha fomentato questo processo essendo frutto di una competizione globale su energia e materie prime, la cui responsabilità è della NATO e dell’Unione Europea che, negli ultimi anni, hanno destabilizzato l’Ucraina con il colpo di stato di Euromaidan e fatto esercitazioni militari molto estese ai confini russi. Come il nucleare non è una scelta tecnica ma tutta politica, così la guerra in corso non è un evento improvviso nel quale l’occidente ha scelto di “difendere la libertà e la democrazia”.

Il contesto economico e politico di competizione e guerra non può essere eluso dai discorsi riguardanti l’ecologia. È importante sottolineare questo punto perché il dibattito che coinvolge ambientalisti di ogni sorta riguardo al nucleare sì o nucleare no si limita ai tecnicismi e ai pareri degli “esperti” eliminando completamente la politica, i rapporti di forza e il modello di produzione capitalistico nel quale viviamo. Ed ecco che si mostra la fallacia totale delle ragioni dei pro nuclearisti: dal lato tecnico-scientifico, la fissione nucleare, come abbiamo ripetuto più volte, è una fonte energetica pericolosa per uomo e ambiente in tutti i suoi processi (dall’estrazione, alla costruzione alla produzione di scorie, per approfondire qui uno dei nostri contributi più estesi); dal lato sistemico, considerare il nucleare una fonte green significa stare dalla parte dei primi responsabili del drammatico cambiamento climatico in corso che non hanno alcun interesse a tutelare l’ambiente e l’umanità.

Anzi, se la fissione nucleare diventa realtà nel nostro paese e viene implementata in tutta l’UE il pericolo per ambiente e umanità diventa direttamente un pericolo di vita. Infatti, il nucleare civile, nella storia, non è mai stato separato da quello militare: dalle scorie, attraverso determinati processi, vengono costruite le bombe nucleari. Sono proprio quelle di cui si sente tanto parlare in questi giorni che non fabbrica soltanto Putin come i media scrivono ovunque, ma anche gli Stati Uniti e la NATO. È notizia di questi giorni la nuova bomba nucleare costruita negli USA e che verrà presto portata nelle basi NATO in europa, incluse quelle presenti sul territorio italiano.

Ormai più che ai risultati dei referendum italiani, siamo vicini alla situazione del Dottor Stranamore che imparò a non preoccuparsi e ad amare la bomba. Preferiamo, però, sicuramente la linea dell’opposizione non riformista, ma radicale contro una tecnologia, la fissione pericolosa per pianeta e uomo.