Bologna. L’insopportabile ipocrisia delle èlites dentro l’università
Ci sono giornate particolarmente significative, che ti danno l’idea di come si muove oggigiorno l’élite padronale nostrana. Oggi è una di quelle. Oggi nella Bologna del Pd si organizza -a porte chiuse o semichiuse- una parte importante dl massacro sociale.
Il primo episodio degno di nota si svolge alla periferia cittadina ma nel cuore del mondo istituzionale. L’Opificio Golinelli ospita la seconda Conferenza Nazionale del PD dedicata ai temi dell’Università, la Ricerca e l’Alta Formazione Artistica e Musicale dal titolo “Più valore al capitale umano”.Sono presenti, oltre ai rettori di Bologna, Padova, Udine e Lecce , il presidente dell’Anvur, il direttore della fondazione Agnelli, il vice presidente di Confindustria Education e nientemeno che il ministro dell’istruzione Giannini: la crème de la crème, insomma…
Nonostante venga spacciata come “un’occasione di confronto per valorizzare i capaci e meritevoli” e per discutere di “semplificazione e reclutamento”, risulta evidente come questa convention si inserisca nel progetto di rendere l’Università sempre più simile al modello americano -parole di Renzi, non nostre. Ci sono state altre tappe importanti in questo processo: do you remenber la redazione della Carta di Udine un anno fa? Noi si, e chi non sa di cosa stiamo parlando è bene che vada a rileggersi i giornali. Si tratta di un disegno generale che mira a dividere l’istruzione universitaria tra poli d’eccellenza -necessari a formare la futura classe dirigente- e un’università parcheggio per tutti gli altri, che andranno ad ingrossare le file dei precari e degli sfruttati.
Come se non bastasse, alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Unibo il gruppo European Students for Liberty invita l’ex ministro Fornero a parlare di parità di genere nel mondo del lavoro.
É’ vergognoso che, nel giorno in cui a Roma in migliaia sono scesi in strada contro la violenza sulle donne, la responsabile dell’aumento dell’età pensionabile e degli esodati, la fomentatrice di una guerra generazionale che spacca il mondo del lavoro tra choosy mammoni e “privilegiati”, proprio lei, si permetta di prendere parola su una presunta parità di genere in salsa borghese. Sappiamo bene qual è la parità di genere secondo la Fornero: dimissioni in bianco, disuguaglianza salariale, aumento dell’età pensionabile.
Nell’epoca del Job’s Act e dei voucher, con il tasso di disoccupazione al 12% (e quello giovanile che supera il 40%, alle stelle…), le donne sono sempre più ricattabili e non sarà certo il ricordo delle sue lacrime di coccodrillo o il suo femminismo d’élite a dare risposte alle lavoratrici e ai lavoratori precari.
E’ evidente come le politiche sul mondo del lavoro e quelle che riguardano il mondo della formazione siano legate dalla stessa logica: aumentare le disuguaglianze, istigare la guerra tra poveri. Ma se BCE, FMI e JP Morgan ormai non si fanno più problemi a stendere programmi antipopolari e discriminatori, la nostra classe dirigente continua a mascherare la realtà con una retorica insopportabile, che si riempie la bocca di autoimprenditorialitá, meritocrazia e rinnovamento mentre puzza di classismo e ritorno all’Ottocento.