CAMBIARE L’UNIVERSITÀ, CONQUISTARE UN FUTURO! PROGRAMMA DI LOTTA – SAPIENZA 2024

Programma di lotta di Cambiare Rotta – Organizzazione Giovanile Comunista per le elezioni delle rappresentanze studentesche all’Università Sapienza di Roma per il biennio 2024-2026


DALLE MOBILITAZIONI…

Dopo anni in cui sembrava impossibile mettere in discussione il pessimo funzionamento delle università nel nostro paese, negli ultimi anni sono tanti gli studenti e le studentesse che hanno deciso di organizzarsi e denunciare il modello universitario e sociale in cui viviamo. Soprattutto qui in Sapienza come Cambiare Rotta abbiamo sostenuto o contribuito direttamente a tante mobilitazioni, tra le più note sicuramente il primo movimento delle tende contro il caro affitti in cui studenti fuori sede, pendolari e non solo hanno messo al centro il forte legame tra il diritto allo studio e il diritto all’abitare arrivando con le tende in decine di atenei e fin sotto la sede del Ministero dell’Università. Ancor più eclatanti, lo scorso anno, le mobilitazioni contro la guerra e il genocidio in Palestina hanno sollevato il grande problema del legame dell’università e della ricerca con l’industria bellica e l’apparato ideologico militare e quindi la natura sociale, e l’etica che il mondo della formazione dovrebbe avere. Oltre a questi eventi più conosciuti, sono tantissime le iniziative di dibattito e i percorsi di mobilitazione costruiti: sulle aule sovraffollate, sulla terribile riforma dei 60cfu che rende inaccessibile la professione d’insegnante, contro le molestie, i ricatti e gli abusi che sempre più studentesse ricevono, per nuovi meccanismi di partecipazione studentesca alle decisioni universitarie e contro la costante presenza di forze dell’ordine all’interno degli ambienti universitari. Come Cambiare Rotta stiamo costruendo, da anni, un’alternativa che risponda alle esigenze reali di tutti con una forte base di solidarietà e che tenga al centro l’organizzazione e il conflitto, perché senza di questi nessuna buona rappresentanza potrà ottenere dei risultati. 


…ALLA RAPPRESENTANZA

Le mobilitazioni degli ultimi anni hanno fatto emergere altro: la mancanza di una rappresentanza universitaria che svolga realmente la sua funzione. Tra clientelismo e carrierismo, tra un badge per il curriculum o una poltrona calda in rettorato, purtroppo si è trasformato quello che doveva essere un meccanismo di partecipazione degli studenti in uno strumento utilizzato da pochi, a discapito degli altri. Certo, la Sapienza per prima ha incentivato questo processo svuotando la struttura democratica dell’ateneo, ma finora, nessuno ha avuto mai il coraggio di rompere questi ingranaggi, anzi, non solo in tanti ne hanno tratto un profitto individuale, ma tutti hanno tradito la loro funzione, anche quando in tantissimi chiedevamo una presa di posizione dell’ateneo sul genocidio in Palestina e nessuno degli eletti ha rappresentato la richiesta di migliaia di studenti. Il risultato? Percentuali di votanti che raramente superano il 20%. Noi crediamo in una rappresentanza che sia megafono delle lotte e che miri ad aumentare la partecipazione di tutta la comunità studentesca alle attività e le decisioni dell’ateneo che riguardano direttamente il nostro futuro, in ogni corso di studi, dipartimento, facoltà, ma non solo in Sapienza! Come organizzazione nazionale crediamo nell’importanza di unire, invece che dividere, e avere una rappresentanza comune in ogni ateneo d’Italia che discute e si confronta continuamente, è una forza per tutti.  


CAMBIARE L’UNIVERSITÀ perché ad oggi non è più possibile parlare di una riforma universitaria, come sta facendo l’attuale Ministra dell’Università Bernini, ma è necessario uno stravolgimento del modello universitario per come lo conosciamo, mettendo al centro la natura sociale che università e ricerca dovrebbero avere: emancipazione, progresso sociale e sviluppo di un’alternativa alla realtà che viviamo attualmente. Frutto dei processi di aziendalizzazione e privatizzazione degli ultimi decenni, ad oggi l’università e la ricerca sono strumenti dedicati alla formazione di futuri lavoratori precari e sfruttati, all’innovazione tecnologica per aumentare i profitti dell’industria e dei privati e come laboratori ideologici in cui imporre un’unica visione di mondo. Lo si vede chiaramente dall’istituzione della Terza Missione delle università per cui “Sapienza è impegnata a promuovere e favorire l’applicazione, la valorizzazione, la divulgazione e il trasferimento delle conoscenze, dei saperi e delle tecnologie al di fuori delle proprie istituzioni. A tal fine interagisce con altri enti, con il tessuto produttivo e la società nelle sue varie forme e articolazioni” per cui alla fine il nostro ateneo collabora con fabbriche di armi come la Leonardo Spa, con aziende inquinanti come l’ENI o l’ENEL e organizza eventi con esponenti della NATO o dell’esercito. Se questa è l’università che vuole e difende la Rettrice Polimeni, noi affermiamo che questa università non ci rappresenta. 


PER CONQUISTARE UN FUTURO perché diversi eventi negli ultimi decenni hanno peggiorato drasticamente le condizioni economiche, politiche e sociali in cui viviamo: il lavoro precario e l’alto tasso di disoccupazione, l’impoverimento delle famiglie, lo scoppio di ulteriori guerre in tutto il mondo e il coinvolgimento dell’Italia hanno fatto lievitare il costo della vita e degli studi rendendo il percorso formativo inaccessibile perché molto costoso e la laurea un titolo che non necessariamente significherà migliori condizioni lavorative. Nonostante questo, ancora continua la retorica – praticamente in ogni corso di studi – su quanto “se ci impegniamo”, “se ce lo meritiamo”, allora “ce la faremo” creando delle aspettative che poi puntualmente vengono smentite dalla realtà. La realtà di un Governo che eseguendo le politiche dell’Unione Europea, perfettamente in continuità con i governi tecnici e di centro sinistra, continua a tagliare sui fondi destinati al diritto allo studio, aumenta i livelli di precarietà nella ricerca e in tutti i settori lavorativi, è perfettamente sostenitore dell’invio di armi e della partecipazione militare nei conflitti, continua a produrre devastazione ambientale e vuole anche togliere qualsiasi possibilità di manifestazione di dissenso e visione alternativa. Di fronte alla crisi di prospettive, non c’è nessun futuro garantito, ma è tutto da conquistare: un futuro in cui le relazioni internazionali si basino sulla solidarietà tra popoli, non sulle guerre; in cui il sapere sia al servizio dell’emancipazione e del benessere dei popoli, e non del profitto delle multinazionali; in cui tutti e tutte abbiano accesso ad un lavoro dignitoso e ad un tetto sulla testa; in cui l’intero percorso di formazione sia gratuito, accessibile e percorribile per tutte e tutti.