Confindustria: l’università non serve, andate a lavorare

Quest’intervento del presidente di Confindustria Cuneo potrà apparire brutale ma mostra con grande chiarezza la dinamica che ha guidato la ristrutturazione della scuola italiana negli ultimi 20-30 anni, in corrispondenza della posizione che il nostro paese è andato assumendo all’interno del quadro europeo.

Nel capitalismo il sistema formativo serve sempre in primo luogo a produrre i tipi di lavoratori di cui esso ha bisogno; e ciò significa nel nostro caso, anche nelle aree teoricamente più “prospere” come è il caso della provincia cuneese, in buona parte figure legate alla produzione manifatturiera e che non necessitano di una laurea. Questa la radice profonda dei processi di aziendalizzazione ed elitarizzazione dell’università italiana, come anche dell’alternanza scuola-lavoro che rende la scuola serbatoio di manodopera flessibile, gratuita e pronta a impieghi dequalificati.

Si potranno pure versare lacrime di coccodrillo sugli alti tassi di abbandono scolastico e le basse percentuali di laureati nel nostro paese, ma la realtà è che portare tutti al livello più alto di istruzione, e di un’istruzione che non sia asservimento alle esigenze delle imprese ma comprensione critica della realtà e dei rapporti sociali, molto semplicemente è incompatibile con la posizione dell’Italia all’interno della ristrutturazione dell’Unione Europea come polo capace di giocarsi la sua partita nella competizione globale.

Oggi la battaglia per un’università pubblica, gratuita e davvero aperta a tutti passa necessariamente dalla rottura di questa gabbia.

Solo così potremo davvero ridare #PoterealPopolo

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