UNITO IL TUO MODELLO HA FALLITO, ORGANIZZIAMO LA LOTTA IN ANTITESI A CHI CI RUBA IL FUTURO!

VOTA ANTITESI ALLE ELEZIONI UNIVERSITARIE IL 23/24/25 MARZO!

Un anno fa iniziavano le chiusure di scuole e università per il diffondersi dei contagi da Covid-19. Un anno fa, la vita di milioni di persone cominciava a cambiare radicalmente e si facevano strada con forza ritmi e strumenti che avrebbero fatto parte della nostra vita in modo sempre più pervasivo: la didattica a distanza, lo smartworking, orari sempre più flessibili, esistenze scandite dai ritmi di DPCM confusionari, contraddittori e spesso completamente fallimentari.

Dopo 12 mesi di pandemia, in cui nessuna vera misura di tutela della salute è stata messa in campo, è tempo di dirlo chiaramente: la responsabilità della situazione attuale non è “del virus”, ma di tutti coloro (dal Governo, alla Regione, all’Università) che hanno fatto la scelta criminale di “convivere con il virus” per “salvaguardare il PIL”. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: alle soglie dei 100.000 morti, e con una nuova ondata in arrivo (la terza!), siamo ancora alle prese con una gestione emergenziale della sanità, mentre la campagna vaccinale non può partire perché ostaggio della speculazione sui brevetti; centinaia di migliaia di posti di lavoro sono andati perduti, colpendo soprattutto fasce già precarizzate (i giovani, le donne, il Sud); le scuole e le università si avviano verso l’ennesima chiusura totale (mentre alcune non hanno mai realmente riaperto).

L’incapacità della nostra classe dirigente ha portato al commissariamento dell’Italia da parte dell’Unione Europea tramite il governo Draghi, che ha già annunciato il suo programma: ristori mirati a salvare solo quei settori che servono, mentre gli altri possono tranquillamente affondare. Si prepara, senza fronzoli, una nuova macelleria sociale di comune accordo con tutto l’arco parlamentare, mentre in tutto il paese dilaga una disoccupazione spaventosa, un futuro molto più nero di quello che immaginiamo e che la nostra generazione non può accettare sotto silenzio.

I GIOVANI, GLI STUDENTI: SIAMO IN CRISI DA UNA VITA

Di fronte allo scoppio della pandemia questo modello di Università ha mostrato tutti i suoi limiti accumulati in anni di precisi indirizzi e politiche di istruzione europea. Le contraddizioni già esistenti di un’università classista ed escludente, privatizzata ed elitaria, in cui dominano la logica della competizione fra gli atenei, la meritocrazia e il sapere sempre più chinato alle logiche del mercato sono esplose con ancora più forza. A questo modello, che scarica i costi della crisi sui giovani e sugli studenti, è necessario rispondere con forza rimettendo al centro le nostre priorità. Vogliamo:

  • Il blocco delle tasse universitarie con un semestre bonus detassato per tutti, non la semplice proroga (di 2 mesi e solo per laureandi) sbandierata dai media.
  • Il blocco del pagamento di affitti e utenze e un vero rimborso per il 2020, non bandi inaccessibili e sottofinanziati.
  • Un vero piano di edilizia residenziale pubblica, per gli studenti ma non solo.
  • Garanzie per un rientro che sia veramente in sicurezza, la fine della DaD e dello snaturamento dell’istruzione.

L’amministrazione universitaria, al contrario, non ha fatto altro che accettare supinamente questo modello schierandosi dalla parte di chi l’ha portato avanti.
Ci ricordiamo della visita dell’ex ministro Manfredi a Torino, che con il plauso del nostro Rettore Geuna aveva decantato la didattica a distanza come una grande opportunità, la digitalizzazione come uno strumento per rilanciare la crisi.
A distanza di un anno vediamo chiaramente gli effetti di queste scelte: non solo un isolamento dilagante degli studenti nelle loro stanze Webex e lo svilimento totale dell’istruzione da un punto di vista pedagogico, ma soprattutto i milioni di euro pubblici stanziati dal Governo regalati alle grandi aziende private della didattica in digitale. Non accetteremo mai che la DaD, seppur necessaria in un momento emergenziale, diventi una normalità. La scelta di Geuna di stringere gli accordi con Tim piuttosto che investire in spazi pubblici per gli studenti (aule, mense, aule studio) allestendo un rientro in sicurezza, è l’esempio di un modello universitario che mira sempre più a privatizzare i profitti scaricando sul pubblico i costi e le perdite, contro il quale non possiamo più stare fermi. Gli esempi non mancano.

Mentre i colossi dell’E-Learning come Zoom nell’ultimo anno hanno quintuplicato il valore delle azioni in Borsa, noi studenti viviamo difficoltà economiche fortissime dovute in primis al pagamento delle tasse, tra le più alte in Europa. In tutti questi mesi gli importi delle rette sono rimaste inalterate, more comprese, spingendo molti ad abbandonare gli studi, altri ancora ad accumulare ritardi nella carriera e a vedersi negate anche quelle briciole che l’università ha concesso, perché non risultavano regolarmente iscritti all’Ateneo. Come possiamo pagare la prossima terza rata se in Italia in un anno si sono persi 300 mila posti di lavoro e la disoccupazione giovanile è ferma al 30%?

Come sulle tasse, così sul piano del diritto all’abitare, ci siamo scontrati con un modello marcio ed escludente fin alla radice: mentre in città sono proseguiti i progetti per residenze private e di lusso, come lo Student Hotel o le residenze Camplus nella Palazzina Moro, volte a trasformare Torino in una città a misura di studente ricco, il piano di residenzialità pubblica sconta anni di carenze strutturali e con il Covid la situazione non ha fatto altro che peggiorare, al punto che, in piena pandemia, Totta, studentessa precaria dell’università si trova tuttora sotto sfratto. Di Totta, come di tanti altri studenti in difficoltà Edisu, che non si fa scrupoli a stringere accordi con Federalberghi o Stellantis, ha scelto di non occuparsi, cancellando un tavolo di confronto faticosamente ottenuto. Lo stesso bando regionale a sostegno per gli affitti degli studenti fuori sede uscito pochi giorni fa, stanzia una cifra irrisoria con criteri ancora una volta estremamente escludenti, con grande plauso di tutte quelle rappresentanze, anche di sinistra, che in questi mesi hanno portato avanti rivendicazioni al ribasso senza mai mettere in discussione l’intero modello formativo. Anche per questo saremo questo giovedì all’assemblea cittadina – la nostra generazione non si sfratta!

È infatti necessario dirlo chiaramente: di fronte all’attacco sempre più feroce alle nostre condizioni di studenti, chi in questi anni sedeva negli organi ha scelto immancabilmente di rinculare su rivendicazioni formali e sui tecnicismi (mai una posizione netta sull’abolizione delle tasse, mai un no radicale al pagamento di affitti e utenze, mai una critica strutturale a questo modello formativo); nell’assurda speranza che il dibattito portato avanti esclusivamente negli organi e sul piano tecnico potesse portare a qualche miglioramento. I risultati di questa strategia autolesionista che va avanti da circa dieci anni sono sotto gli occhi di tutti e inchiodano tutte le rappresentanze studentesche, senza eccezioni, alle loro responsabilità nell’aver di fatto avallato e favorito questo modello di università escludente.

È per questo che quest’anno, per le elezioni dei rappresentati degli studenti che si terranno il 23, il 24 e il 25 Marzo abbiamo deciso di creare una nuova lista: Antitesi. Di fronte a questa situazione è necessario costruire un’opposizione netta, politica, partecipata, utilizzando tutti gli strumenti a nostra disposizione, incluse le elezioni universitarie. La crisi causata da una gestione scellerata ha mostrato chiaramente chi siano i responsabili e quanto non siano più disposti a concedere margini di trattativa, perciò ogni conquista d’ora in poi potrà essere strappata soltanto con la lotta, ribaltando l’apatia in cui vogliono costringerci e costruendo la forza collettiva degli studenti.

Il tempo è scaduto, è il momento di decidere da che parte stare.