17NOV: PIATTAFORMA UNIVERSITARIA

PER UNA NUOVA UNIVERSITÀ IN UNA NUOVA SOCIETÀ: SOLDI ALL’UNIVERSITÀ NON ALLA GUERRA!

16 novembre – Assemblea nazionaele “Conoscere la riforma per fermarla: i 60CFU rovinano la scuola e il nostro futuro”

17 novembre – Mobilitazione nazionale studentesca e universitaria 

Come studenti universitari di Cambiare Rotta chiamiamo alla mobilitazione nazionale del 17 novembre, consapevoli che solo una prospettiva di cambiamento complessivo del modello universitario può rafforzare le lotte che gli studenti in tutta Italia stanno portando avanti. Una prospettiva necessaria soprattutto nel contesto attuale, in cui tutte le guerre su cui l’Occidente sta soffiando continuano a moltiplicarsi nel mondo, in cui l’attacco al popolo Palestinese è diventato un vero e proprio genocidio avvallato anche dalle nostre università che sostengono Israele, in un momento in cui si rafforza il processo di aziendalizzazione (anche per finalità belliche) dei nostri atenei.

In questi ultimi mesi sono state tante le mobilitazioni che hanno attraversato le nostre università: dalle mobilitazioni sulla casa, sfociate in presidi permanenti con le tende durati giorni e giorni, occupazioni abitative e contestazioni al governo ferocemente represse dalla polizia per chiedere una discussione in merito ai finanziamenti del PNRR e l’abolizione della legge 431/98 che ha abolito un tetto massimo al prezzo degli affitti e lascia campo aperto agli speculatori immobiliari ed edilizi che lucrano sulla pelle degli studenti. Gli studenti delle tende hanno chiesto soldi alla casa e non alla guerra investimenti strutturali negli studentati pubblici e l’espulsione dei privati dall’edilizia universitaria. A questo si aggiungono le riforme che il governo ha varato senza aver minimamente consultato il corpo studentesco: prima fra tutte quella dei 60 CFU, che tocca le vite di migliaia di studenti ribaltandone le prospettive lavorative e sul loro futuro. In questo senso crediamo sia fondamentale chiederne il ritiro immediato e, a partire dall’assemblea nazionale del 16 novembre, organizzare la mobilitazione in tutte le università. 

Da queste mobilitazioni a livello nazionale è emerso chiaramente il ruolo di compromissione delle nostre università – nella cornice del nostro paese inserito nell’alleanza NATO e nell’UE – con l’industria della guerra: mentre gli studenti venivano manganellati, mentre le risposte di tanti ci dicevano che dovevamo accontentarci dei soldi del PNRR, il bilancio delle spese militari continuava a salire e così aumentavano accordi e progetti che nelle università vengono portati avanti. Una situazione diventata intollerabile dopo il 7 ottobre, con l’aperto schieramento del mondo Occidentale in sostegno ad Israele e al genocidio che sta venendo compiuto sulla pelle del popolo palestinese: uno sterminio a cui concorre anche la ricerca delle nostre università pubbliche. Droni, aerei d’assalto, tecnologie laser, armi chimiche, tank che vengono elaborati nei laboratori e nei centri di ricerca dei nostri atenei oggi vengono utilizzati nel conflitto in cui è stato ucciso il più alto numero di bambini con bombardamenti mirati su ospedali e scuole dentro Gaza, moltissimi ormai completamente rasi al suolo. 

A questo si aggiunge la presa di posizione netta che molte università hanno preso a favore di Israele, a partire dalla Sapienza di Roma, e a cui tante altre si sono aggiunte, con partigianerie esplicite o con la tacita complicità di chi sa di avere le mani sporche di sangue. Nonostante anni e anni di revisionismo storico e propaganda guerrafondaia diffusa con convegni, master e seminari, la voce degli studenti non si è calmata: tante sono state le mobilitazioni sotto i rettorati, a Roma, Milano, Bologna, Torino e in tutta Italia per chiedere l’immediato stop di tutti gli accordi con Israele. Di fronte all’assenza di risposte concrete, tante università stanno occupando in tutto il paese, mostrando come il conflitto nei nostri atenei non sia scomparso e come la solidarietà con la resistenza palestinese sia forte e sentita.

Questo 17 novembre gli studenti continueranno schierandosi senza se e senza ma con la resistenza palestinese e contro il coinvolgimento del nostro paese e dei nostri atenei nelle guerre, perché non può esserci diritto allo studio, alla casa, al futuro se i fondi per la spesa sociale vengono regalati a privati e per fabbricare bombe. 

Nel contesto di mobilitazione generale che le università stanno attraversando, proponiamo una piattaforma complessiva che raccolga le istanze portate dagli studenti in questi mesi:

SOLDI ALL’UNIVERSITÀ, NON ALLA GUERRA:

No all’invio di armi e alla partecipazione del nostro paese alla guerra: dirottare i fondi delle spese militari, pari al 2% del PIL, verso le spese sociali come il sistema formativo.

Serve un intervento sostanziale sull’edilizia per un aumento degli spazi studio, delle aule e delle biblioteche, ma anche ristrutturazione di tutte le strutture.

Di fronte al carovita crescente è necessaria l’abolizione delle tasse universitarie, maggiori fondi per borse di studio e per tutto il sistema di welfare studentesco come per le mense, per il materiale didattico, per un reddito studentesco.

SOLDI ALLA CASA NON ALLA GUERRA:

-Più studentati pubblici per tutti: un piano di intervento pubblico nazionale che si faccia carico di rispondere all’esigenza abitativa studentesca, per tutelare il diritto allo studio di tutti. Interruzione di tutti i progetti co-finanziati e delle convenzioni con i privati.

-Abolizione della legge 431/98 e reintroduzione dell’equo canone per calmierare il mercato degli affitti privati, con istituzione di una specificità mirata alla condizione studentesca.

NO ALLA RIFORMA DEI 60 CFU:

-Il ritiro immediato della riforma dei 60 CFU: la cancellazione di qualsiasi forma di numero chiuso per l’insegnamento; Il ritiro di qualsiasi forma di pagamento per l’accesso ai corsi di abilitazione all’insegnamento, che devono vedere la gratuità per tutti i richiedenti; un accesso libero ai percorsi di abilitazione esclusivamente all’interno delle università pubbliche.

-Un nuovo piano di assunzioni pubblico e stabile di docenti, la stabilizzazione di tutti i precari, per riuscire a costruire una nuova scuola pubblica e una formazione indirizzata ai bisogni e all’occupabilità dei giovani.

ROMPERE LA COMPLICITÀ CON LA GUERRA:

Interruzione di tutti gli accordi tra le università e le fondazioni, aziende, enti concorrenti ai conflitti che l’Occidente sta portando avanti nel mondo, dall’Ucraina alla Palestina. Stop a tutte le collaborazioni con aziende ed entità sioniste. Fine di qualsiasi collaborazione con la NATO, fuori qualsiasi interesse di sviluppo militare e delle tecnologie ad uso militare dalla didattica e dalla ricerca.

-No alla propaganda guerrafondaia e alle operazioni di revisionismo storico nei corsi universitari. Nessuno spazio a convegni, seminari o master con esponenti militari.

FUORI FASCISTI E POLIZIA DAI NOSTRI ATENEI:

-Estromissione dalla politica studentesca di tutte le liste e le organizzazioni fasciste o che ospitano fascisti al loro interno.

-Mai più forze dell’ordine dentro le università Revoca di tutti gli accordi tra atenei e questure chiusura di ogni commissariato interno agli atenei.

PER UNA NUOVA UNIVERSITÀ IN UNA NUOVA SOCIETÀ IL 17 NOVEMBRE TUTTI IN PIAZZA!