I frammenti di realtà in “Vizio di forma”

L’ultimo film di Paul Thomas Anderson, basato su una recente fatica letteraria dello scrittore statunitense Thomas Pynchon, è un oggetto difficile da maneggiare. La cifra stilistica di questo oggetto si può riassumere nello spiazzamento, nel disorientamento che provoca in chiunque tenti di arrivare al suo nucleo fondamentale. Durante la visione del film lo spettatore si trova nella difficile situazione di

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“Magazzino 18” e il vittimismo italiano

Bologna “la rossa”, la chiamavano: da tempo abbiamo potuto verificare fino a che punto ciò non sia più vero. Di recente lo si è visto nel tentativo di impedire un dibattito sulle foibe all’interno dell’università, con la presenza di storici e ricercatori contro il revisionismo storico. E la situazione si è ripetuta negli ultimi quattro giorni con l’assordante silenzio da parte della “società civile democratica” cittadina,

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Whiplash come pretesto. Note sulla critica dell’ideologia artistica

Recentemente è apparso sull’Internazionale un articolo [1] di Goffredo Fofi sull’ultimo film di Damien Chazelle, Whiplash, vincitore di ben tre premi Oscar quest’anno. L’articolo in questione parla del film come di “una favola per gonzi di destra”, cosa che ha fatto storcere il naso a più di uno spettatore [2]. Non è nostra intenzione difendere a spada tratta Fofi, che

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Quel che resta di Selma

Negli ultimi anni si sta affermando una sorta di nuovo filone nella cinematografia hollywoodiana, al quale appartengono film come The Butler (2013), Dodici anni schiavo (2014) e il recentissimo Selma – La strada della libertà. Pur nelle notevoli differenze stilistiche, tutti questi film trattano in modo epico la storia della minoranza afroamericana nel periodo della schiavitù e della segregazione razziale.

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